CRISI INFINITA
Tessile, la ripresa si fa attendere
In provincia aumenta la produzione, ma i ritorni economici sono insufficienti: esportazione a terra, guadagni risicati
Da una parte ci sono i numeri dell’ultima indagine congiunturale dell’ufficio studi dell’Unione Industriali che - una volta tanto - dicono che la maggioranza delle industrie tessili della provincia dichiara ordini in ripresa. Dall’altro ci sono le esportazioni in calo e i guadagni risicati. E’ il quadro a luci e ombre che è emerso venerdì 21 durante l’assemblea annuale del gruppo merceologico di Univa che conta ancora 1650 imprese, per un totale di circa 14mila addetti.
«Note positive arrivano dall’indagine congiunturale - ha detto il presidente Piero Sandroni - Alla fine del 2016 abbiamo registrato un segno positivo in controtendenza rispetto al resto dell’industria del territorio: il 68% delle imprese del nostro settore ha dichiarato livelli produttivi in crescita rispetto al trimestre precedente e il 32% stabili. La consistenza del portafoglio ordini riflette l’andamento della produzione prevista ed è trainata dal mercato interno».
Non è tutto oro quello che luccica, però, e a mantenere i piedi per terra ci pensa il confronto con i dati nazionali relativi al commercio estero. Nonostante, infatti, il settore continui nel Varesotto a destinare ai mercati esteri il doppio di quanto l’intero territorio importi da oltre confine, le percentuali provinciali di import ed export risultano in calo, specialmente se paragonate alla media italiana. C’è poco da festeggiare.
Le esportazioni del 2016, pari ad un valore superiore a 906 milioni di euro e al 10% del totale dell’export della Provincia di Varese, hanno registrato un -3,3% rispetto al 2015, contro un +1,2% nazionale. Mentre le importazioni varesine, 545 milioni di euro, hanno avuto una flessione del 3,7%, a fronte di un più stabile +0,3% nazionale.
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