LICEO CRESPI
«Tetto e impianti da rifare»
L’Ufficio tecnico provinciale: servono 850mila euro, tre aule già chiuse
Sul caso del liceo Crespi, al di là dei fuochi incrociati di parte politica, è chiaro che il distaccamento di piazza Trento abbia qualcosa che non va.
Cosa esattamente non è chiaro a nessuno, salvo che all’Ufficio tecnico provinciale che ha firmato il provvedimento di sgombero del piano superiore. Alla vigilia dell’incontro tra dirigenza, Comune proprietario dello stabile e Provincia, cui compete la gestione dell’edilizia scolastica, l’ufficio tecnico di Villa Recalcati contribuisce a mettere a fuoco la materia del contendere: «Regna un po’ di confusione e allora diciamo subito che vanno distinte le opere strutturali, a posto secondo l’indagine svolta quest’estate, rispetto agli adeguamenti normativi assai carenti. Il piano superiore dell’edificio di piazza Trento contravviene infatti ai decreti ministeriali 75 e 92 per la normativa antincendio», afferma il geometra Luca Nico, che si è personalmente occupato della questione.
Nel concreto, ecco l’elenco finora inedito di ciò che ha originato scontri e accuse: «Non ci sono sufficienti colonne idriche, né per numero di manichette né per portata d’acqua. Dovrebbero essercene due, una per scala. Invece ce n’è una soltanto. La portata dovrebbe essere di almeno 2 atmosfere, invece non raggiunge l’1 e mezzo. Le scale antincendio sono carenti per compartimentazione ossia, in caso di incendio, non danno sufficiente riparo dalle fiamme a chi le dovesse percorrere. Parapetti e corrimani delle scale interne non sono sufficientemente alti, né esiste luogo sicuro per disabili sempre in caso d’incendio. Perciò, l’unica soluzione è utilizzare solo il piano terreno a condizione che l’affollamento di quello soprastante sia pari a zero».
Al di là dei tecnicismi, l’invito a sgomberare è inequivocabile. Sebbene finora si sia parlato di otto aule da evacuare, tre sono già state chiuse e rese inutilizzabili, benché ancora dotate di lavagne multimediali in attesa di rimozione. Ne restano cinque dove ancora si svolge regolare lezione. Più altrettante al piano inferiore.
Ma quanto costerebbe l’adeguamento normativo? «Per l’impianto antincendio calcoliamo 350 mila euro, ma non basterebbero. Serve anche riqualificare a livello funzionale la copertura, per evitare infiltrazioni. Qui per il tetto stimiamo una spesa adeguata attorno ai 500 mila euro. Sarebbe un intervento radicale».
A conti fatti, la Provincia restituirebbe l’agibilità all’edificio a valle di una spesa non inferiore agli 850 mila euro. Ed è qui che sorge la controproposta di cui si vocifera al liceo e che trova conferma dallo stesso Nico: «È vero, a fronte di una spesa simile ho suggerito di valutare se non sia meglio spendere un milione per aumentare gli spazi della sede centrale. Si potrebbe intervenire sull’immobile di via Minzoni, sempre di proprietà comunale, dove è presente una macelleria e altre vetrine che nel tempo hanno ospitato una filatelia e il giudice di pace. Da ultimo, prima che venisse acquisita piazza Trento con la convenzione del 2013, in quelle vetrine sono state ricavate tre aule che il liceo Crespi tuttora utilizza e può continuare a farlo, perché rispondenti alle norme di sicurezza. L’idea è che si potrebbe salire di uno o due piani e raccordarli all’edificio principale di via Carducci. Tuttavia, preciso, non è mai stata espressa alcuna volontà a riguardo».
© Riproduzione Riservata