L’INDAGINE
Tirino crivellato di colpi
L’autopsia conferma: sette colpi sparati da breve distanza. Ma la pistola non si trova
Sette colpi. Probabilmente tutti quelli che la pistola (che non si trova) aveva nel caricatore. Il pomeriggio di sabato 30 settembre, i medici legali hanno condotto l’autopsia sul corpo di Gennaro Tirino, il pregiudicato di 38 anni che mercoledì 27 settembre è stato freddato nella sparatoria di via Tasso.
L’esame ha confermato quanto già era emerso da un primo sommario esame del cadavere: l’uomo è stato colpito da numerosi proiettili calibro 7,65, diverse le ferite che anche prese singolarmente avrebbero potuto causarne la morte.
Sull’esito dell’esame la Procura di Busto Arsizio mantiene il più stretto riserbo, ma la questione è tutt’altro che secondaria. Anche perché la pistola non si trova, e quindi verificare il racconto di Antonio Calello, il meccanico di 29 anni che ha confessato di aver ucciso Tirino perché picchiava sua sorella, potrebbe diventare un’impresa ardua.
Il delitto di via Tasso è stato risolto a tempo di record: ventidue ore dopo la sparatoria, avvenuta attorno alle 8.40 di mercoledì, i carabinieri della Compagnia di Legnano comandati dal capitano Francesco Cantarella e quelli del nucleo radiomobile comandati dal tenente Domenico Cavallo avevano già eseguito decine e decine di riscontri, permettendo al sostituto procuratore della repubblica di Busto Arsizio, Nicola Rossato di raccogliere prove a sufficienza per incastrare Calello.
Poco prima dell’alba di giovedì l’uomo ha confessato l’omicidio, raccontando di aver discusso con Tirino perché questi aveva picchiato sua sorella, con la quale per un certo periodo aveva convissuto a Legnano, e di essere stato costretto a sparare perché durante il litigio lo stesso Tirino avrebbe impugnato una pistola. Lui gliela aveva strappata di mano, ed erano partiti dei colpi.
Poi il ventinovenne era scappato, e passando in viale Toselli aveva lanciato l’arma dalla sua Ford direttamente nell’Olona.
I vigili del fuoco hanno cercato la pistola per tutta la giornata di venerdì 29 settembre, ma sotto il ponte di viale Toselli non è stato trovato nulla.
Ci sono i tre proiettili calibro 7.65 che mercoledì i carabinieri avevano trovato in una tasca dei pantaloni di Calello: ma ora una delle ipotesi è che quei tre proiettili nella pistola usata per il delitto non ci siano mai entrati, almeno non nella mattinata di mercoledì.
Molto più probabile, visti i colpi che hanno crivellato Tirino, che nella concitazione del momento Calello abbia vuotato contro il suo avversario l’intero caricatore. L’esame condotto ieri servirà anche a stabilire da quale distanza siano stati sparati i proiettili: nell’ipotesi di una lite, questi dovrebbero essere stati esplosi a non più di un metro di distanza, e questo sarebbe facilmente riscontrabile.
Il giallo di via Tasso è praticamente risolto, ma gli aspetti da chiarire sono ancora molti.
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