LACRIME E CANZONI
Tra il nostro lago e Porta Romana
In 500 a Porto Valtravaglia per l’addio a Nanni Svampa. L’omaggio degli ultrà
Dietro di lui la gente del paese, i colleghi “giusti”, qualche milanese in vacanza. Si è pianto certo ma anche cantato, riso, mangiato e bevuto. Anche se sognava di «morire incazzato» a Nanni il suo funerale sarebbe piaciuto. Anche perché il corteo (500 le persone) è partito da casa, ha lasciato sulla sua destra e poi superato il cimitero per concludersi davanti all’Imbarcadero e dunque a quel lago, il nostro lago, che aveva affascinato Giovanni sin da piccolo, al punto da spingerlo “nell’età della ragione” a lasciarsi alle spalle la grande metropoli per venire a vivere a Porto Valtravaglia.
Milano - ci era nato nel 1938 ed è rimasto lì fino all’inizio degli anni Novanta - però ieri si è fatta sentire eccome. Attraverso il gran cerimoniere - funerale laico, coerente con le idee sempre manifestate dall’artista - Roberto Brivio, compagno nei Gufi: la canzone cantata dal maggior numero di persone fino all’ultima parola è stata “Porta Romana bella”. Milano era rappresentata da alcuni villeggianti, da Gino (quello di Gino e Michele, mente comica mica da ridere) e da tifosi, fan di Nanni ma non solo. Lo testimoniano due striscioni. Il primo «Ciao Nanni, voce della nostra Milano», firmato C.N. 69 ovvero la Curva (Nord) dei tifosi dell’Inter, meglio, per dirla con Nanni, dell’Internazionale. Il secondo, «La tua musica ci ha insegnato a amare di più la nostra Milano»; autori i sostenitori della Curva dell’Hockey Milano e dell’Olimpia Basket.
Supporter che ieri pomeriggio, sotto il sole cocente, hanno camminato tra la folla con alcuni artisti. Se Renato Pozzetto ed Enzo Iacchetti hanno reso omaggio prima della partenza del corteo, fino all’ultimo con Gino sono invece rimasti, tra gli altri, Francesco Salvi, Francesco Pellicini con i suoi Delfini d’Acqua Dolce, Luca Maciacchini, Flavio Oreglio e Alberto Patrucco. Quello dello spettacolo è un mondo strano, il fatto che la presenza di colleghi sia stata così alta indica quanto Svampa fosse stimato anche nell’ambiente. Popolarità e credibilità confermate anche dall’attenzione riservatagli dalla Rai, presente con una troupe e con Giorgio Moro, conduttore del Tg3 regionale che domenica scorsa per ricordare Svampa, morto sabato sera all’Ospedale di Circolo, aveva ospitato in studio proprio Brivio. Ieri, come in quella occasione, l’anima più “nera”, il fantasista dei Gufi, ha sottolineato come la carriera di Svampa, al pari della sua, sia stata nel segno della milanesità.
Discorso pronunciato, con ampio uso del dialetto, in zona Imbarcadero, davanti a quello specchio di acqua dolce così familiare a Svampa che dedicava alla pesca la stessa cura riservata all’orto di casa, un ex oratorio probabilmente unico nel suo genere per la particolarità del campo di calcio a L. L’auto con il feretro era al centro del piazzale, da un lato un caldo torrido in linea con questa estate dalle temperature da record, dall’altro una zona con l’aria rinfrescata dal vento. L’ultimo saluto a Svampa che, come amava dire lui dell’amico e Maestro Georges Brassens, “si è assentato”, veniva fatto mentre alcune ragazze nuotavano felici nel lago. Nanni avrebbe apprezzato questo contrasto.
E vedendo dolcezza e compostezza della sua Dina, avrebbe per l’ennesima volta riaffermato con fierezza quel suo essere anticonformista anche «nell’avere sempre avuto la stessa moglie».
© Riproduzione Riservata