IL LIBRO
Tra Siddharta e la Valsolda
Nell’ultimo romanzo di Emiliano Bezzon indagini, paesaggi e personaggi ricchi di fascino
Ho incontrato Emiliano Bezzon, anzi il Comandante Emiliano Bezzon, lo scorso settembre, in occasione della presentazione dell'antologia di racconti gialli Delitti di lago, volume 3, organizzata dall'associazione culturale L'Accademia dei Curiosi, di cui sono volontaria attiva. Bezzon è tra gli autori di questa raccolta, edita da Morellini e curata da Ambretta Sampietro, di cui ho già consigliato la lettura (per la precisione, avevo scritto del volume 2). Bene, in occasione di quella presentazione, Bezzon, saputo che volevo leggere il suo ultimo romanzo, Il manoscritto scomparso di Siddharta, me ne ha fatto un gradito omaggio con dedica. Ho atteso di terminare la lettura che avevo già in corso e poi mi ci sono letteralmente buttata dentro. Dico buttata dentro perché ho iniziato la lettura una sera stranamente tranquilla e l'ho terminata in poche ore. Ciononostante, sono rimasta legata a questo libro, all'ambiente più che alla trama, ai personaggi minori più che ai, anzi alle, protagoniste. Sicuramente andrò a visitare la Valsolda, che non ho mai visto, ma che Bezzon mi ha fatto amare. E poi vorrei tanto incontrare là una signora Maiani! Non so se lei e il marito siano opera della pura fantasia dell'autore o se qualcuno gli abbia fornito inconsapevolmente lo spunto (una frequentazione che invidierei davvero a Bezzon!), ma questi personaggi sono riusciti a tal punto ad accogliermi e a conquistarmi come lettrice che li preferisco mille voltE alla perfettissima, bellissima e giovanissima Capitano Messina. Ma forse è solo perché sono una donna, e quelle troppo tutto non mi stanno simpatiche di natura! Non posso dire molto sulla trama, sennò rischio lo spoiler, ma posso assicurarvi che saprà coinvolgervi, portandovi nei paesini della Valsolda, ma anche per le vie di Varese e di Milano. Di Lugano invece si scoprono i postriboli legali, frequentati soprattutto da italiani benestanti, seguendo la pista di un'indagine condotta in maniera corale e, per tutta una serie di ragioni, in via più ufficiosa che ufficiale. Altra nota di merito per Il manoscritto scomparso di Siddharta è che è stato scritto da chi conosce bene, perché le vive quotidianamente, l'organizzazione e le dinamiche proprie delle forze dell'ordine. Il risultato è quindi credibilissimo, realistico.
In conclusione, lo consiglio. L'ideale per apprezzarlo appieno, a mio parere, sarebbe leggerlo una domenica pomeriggio, magari accoccolati su una poltrona vicino ad un caminetto e dopo aver mangiato bene e in abbondanza (consiglierei una cassoeula, ma ovviamente dipende dai gusti). Altrimenti, ve lo anticipo, questo libro fa venire fame!
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