LA SENTENZA
Tre anni all'accoltellatore
Ferì gravemente in vicolo San Michele un giovane peruviano: patteggia una pena mite per tentato omicidio
Il capo d’imputazione è rimasto lo stesso: tentato omicidio. Ma, grazie anche alle argomentazioni portate in aula dall’avvocato Alberto Zanzi in fase di patteggiamento, la condanna è stata tutto sommato mite per un reato del genere: tre anni e due mesi, che il trentenne marocchino sconterà agli arresti domiciliari, dove già si trovava. Si è concluso così, dunque, dinanzi al gup del Tribunale di Varese Alessandro Chionna, un episodio che nel settembre scorso suscitò non poca apprensione in città, dal momento che all’inizio aveva assunto i contorni d’un vero e proprio giallo: un peruviano di 43 anni fu trovato riverso a terra in vicolo San Michele, a ridosso di piazza Repubblica, con una ferita all’addome larga tre centimetri e profonda quindici, provocata da un solo fendente. Ma dell’aggressore e dell’arma, nessuna traccia. Dopo un paio di mesi d’indagini certosine, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura, guidati dal primo dirigente Silvia Carozzo e coordinati dal sostituto procuratore Annalisa Palomba, chiusero il cerchio attorno al responsabile dell’accoltellamento: un trentenne marocchino, appunto, regolare, arrestato e portato nel carcere varesino dei Miogni, per poi ottenere i domiciliari.
La vittima, una volta ristabilitasi dopo l’intervento chirurgico, riconobbe l’aggressore, dapprima nelle fotografie che gli furono mostrate dagli inquirenti e poi di persona, una volta che i due si incrociarono di nuovo nei pressi di piazza Repubblica.
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