TRASPORTI
Treni, al caos non c'è limite
Ritardi, aria condizionata che non funziona. E soprattutto il problema della sicurezza che cresce di giorno in giorno: sempre più chiamate alla Polfer, anche da parte dei controllori aggrediti da viaggiatori
Ritardi e disagi che generano malcontento sia da parte di chi prende il treno, sia per chi deve sentire ogni giorno le lamentele e cercare di garantire la legalità a bordo. E sono sempre più frequenti le segnalazioni alla polizia ferroviaria. Come nella giornata di giovedì quando sul treno con destinazione Cadenazzo che a Gallarate parte alle 18.19 il controllore ha dovuto richiedere l’intervento degli agenti per un passeggero che ha inveito contro di lei dopo la richiesta del biglietto. Un malcontento diffuso anche a causa di treni non sempre ottimali, come quello con le porte che non si chiudevano, anche a treno in corsa, sempre nella giornata di giovedì, nella tratta Besnate-Gallarate delle 9.36. A sentire i pendolari le cose da raccontare sono molte in questa estate. Come ciò che dice Davide Quadrelli, studente di Fisica di Cassano Magnago: «Ormai ho smesso di prendere il treno. Tra i ritardi e le cose che si leggono sui giornali preferisco spendere di più e andare a Milano in macchina. È uno schifo, incredibile che ci sia un tale disservizio in un paese sviluppato».
Discorso ripreso dall’ingegnere Alessandro Bellanza: «Dopo anni che prendo il treno ancora non capisco perché un convoglio in ritardo debba terminare la corsa a Gallarate e si debba aspettare forzatamente quello dopo. Cose geniali come i primi treni dopo una giornata di sciopero che arrivano con sole tre carrozze e persone che non riescono a salire». Oltre ai ritardi a provocare molte lamentele sono gli impianti di aria condizionata, come racconta lo studente di Medicina Davide Vita: «Nella tratta Gallarate – Milano Certosa ti può capitare di avere carrozze con l’aria condizionata e altre dove invece si muore di caldo».
Ma anche Expo sta portando parecchi disagi, come spiega Simona Basei che da Castronno è dovuta venire a Gallarate per prendere il biglietto: «La macchinetta di Castronno fa in automatico il biglietto Milano-Expo che è una tratta sbagliata. Sono dovuta venire qui dopo aver sbagliato a prenderlo, perché prima non ci sono stazioni con personale con cui parlare». C’è poi chi si è rassegnato, come Patrick Bogotto: «Ormai anche con i controllori, che si vedono solo quando il treno è in orario, ci siamo arresi. Lunedì hanno soppresso due S5 di fila e sono arrivato un’ora dopo, oggi (venerdì) il treno con mezz’ora di ritardo. Ormai non vale più la pena lamentarsi e lo accetti».
Un concetto ripreso anche da Alessandro Macchi: «Se non va l’aria condizionata mi sposto alla ricerca di un posto fresco e con i ritardi non puoi che aspettare. Purtroppo è così, lo si sa e si deve cercare di prenderla con filosofia, altrimenti ci si fa davvero il sangue amaro». Infine c’è anche chi, come Leila Magnini, fa calcoli che fanno riflettere: «Ho iniziato a calcolare i minuti di ritardo che mi rubava Trenord. Dopo che in sei mesi ho regalato alle ferrovie più di 24 ore di troppo rispetto al tempo già previsto, ho smesso di contare».
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