GIUSTIZIA
Tribunale tecnologico, i tempi si accorciano
Donate dalla Camera civile 17 postazioni per verbalizzare
Il processo civile digitale ha snellito i tempi, ma ha anche innescato una serie di nuove problematiche “pratiche”. Ad esempio, mentre il giudice redige il verbale d’udienza da dietro la sua scrivania direttamente al computer, l’avvocato non può vedere cosa il magistrato sta scrivendo e quindi non può interagire. Un problema già superato in altri tribunali, come ad esempio Como e Milano. Ma non a Varese. Almeno fino a ieri. Sì perché la Camera civile, associazione rappresentativa degli avvocati civilisti varesini, fondata tre anni fa e arrivata oggi a centoventi iscritti, ha donato al Tribunale diciassette postazioni informatiche destinate alle aule dei giudici civili del Foro varesino. Si tratta di postazioni frontali, dotate di monitor, tastiera e pulsante di funzionamento, realizzate con la collaborazione di Elmec Informatica, al fine di permettere ad avvocati e magistrati di interagire nella redazione del verbale d’udienza, appunto.
La donazione è stata formalizzata venerdì 22, con una cerimonia nell’aula C al primo piano del Palazzo di Giustizia. «Per noi è un grande onore – ha spiegato l’avvocato Sergio Terzaghi, presidente della Camera civile di Varese -. Abbiamo voluto realizzare questa iniziativa per mettere il nostro Tribunale al passo con altri, come quello di Milano, che hanno provveduto già da tempo. Si tratta di un progetto che vuole conciliare la necessità di privacy dei magistrati, che potranno decidere quando condividere le informazioni premendo soltanto un pulsante, con quella degli avvocati, e quindi della collettività, che potranno interagire durante la verbalizzazione». L’importanza della donazione è stata sottolineata anche dal presidente del Tribunale Vito Piglionica, dal giudice Nicola Cosentino e dal presidente dell’Ordine degli avvocati Sergio Martelli.
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