LA SENTENZA
Truffa, condannato Riccardo Bossi
Seconda pena in un anno per il figlio del Senatùr ritenuto colpevole di raggiri per diecimila euro: nove mesi di reclusione
Di truffe si tratta e non d’inadempienze contrattuali.
Così ha stabilito, in nome del popolo italiano, il giudice Alessandra Mannino, condannando Riccardo Bossi, figlio del Senatùr, a nove mesi di reclusione.
Bossi era già stato condannato dal Tribunale di Busto Arsizio per un’analoga vicenda a dieci mesi di reclusione, mentre il Tribunale di Milano l’aveva condannato a un anno e otto mesi di carcere (pena confermata dall’Appello) per appropriazione indebita nel processo con al centro le presunte spese personali con i fondi della Lega Nord, scaturito dall’inchiesta “'The family”.
Il processo concluso oggi, venerdì 10 novembre, è nato dalle denunce di tre commercianti varesini, ma non solo, dai quali l’imputato, tra il 2013 e il 2014, ha ricevuto cerchi in lega e pneumatici per la sua Audi RS4, lampade e lampadari per la casa, e carburante per cinquanta euro: il tutto con la promessa di passare a pagare in seguito, salvo poi «dimenticarsene».
In totale si parla di merce per circa 10mila euro. Così il giudice ha accolto in pieno la proposta di pena del pubblico ministero, Davide Toscani, rigettando la tesi della difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Boni, che puntava sul fatto che Bossi si fosse reso responsabile di indadempienze contrattuali, da risolvere nel caso in sede civile e non penale.
A Busto Arsizio, invece, il 16 novembre 2016, il figlio del fondatore del Carroccio era già stato condannato per aver acquistato un anello, un girocollo Bulgari e un orologio Rolex - valore complessivo di oltre 26mila euro - in una gioielleria senza pagare il conto, nonostante numerosi solleciti da parte del titolare.
Articolo sulla Prealpina di sabato 11 novembre.
© Riproduzione Riservata