Turchia
Turchia, Erdogan mira a un ritorno alle urne
Ritardo incarico a Davutoglu per minare fiducia in coalizione
Istanbul 10 lug. (askanews) - Ci sono voluti 32 giorni affinchè il presidente Recep Tayyip Erdogan, dopo le elezioni politiche del 7 giugno scorso, affidasse ieri al premier uscente Ahmet Davutoglu il compito di formare un nuovo governo. Un record, considerato che negli ultimi vent'anni il tempo massimo impiegato a tal fine dai precedenti capi di Stato non ha mai superato i 17 giorni.
In base alla legge, Erdogan avrebbe potuto conferire l'incarico a Davutoglu immediatamente dopo la diffusione ufficiale dei risultati elettorali avvenuta il 18 giugno scorso. Secondo diversi osservatori, la scelta di dilatare i tempi aveva un fine ben preciso: quello di dare all'elettorato - già prevenuto nei confronti dei governi di coalizione per via di esperienze negative passate - l'impressione dell'impossibilità di formare una coalizione e indicare la via delle elezioni anticipate.
Questo è infatti indicato come lo scenario che rifletterebbe la volontà del presidente Erdogan, privato (per via dell'esito del voto che ha visto il suo ex partito perdere 9 punti percentuali) del numero di deputati che avrebbe portato il Paese ad abbandonare il sistema parlamentare a favore di quello presidenziale da lui auspicato. Ma sebbene il presidente sia unicamente legittimato ad esercitare un potere rappresentativo, anche dopo le ultime consultazioni non ha mai smesso di utilizzare regolarmente alcuni poteri, come la convocazione del Consiglio dei ministri, che la Costituzione conferisce al capo di Stato solo in casi eccezionali.
Ma se Erdogan non sembra aver abbandonato le proprie mire presidenzialiste, anche il più ottimista degli ultimi sondaggi realizzati concede all'Akp giusto qualche punto in più rispetto alle ultime politiche, indicando che le posizioni dell'elettorato nei confronti del partito non sono affatto cambiate. Guadagnare tempo, facendo in modo che il vento giri a favore dell'Akp, adoperando nel frattempo tutti i mezzi a disposizione per ribaltare la situazione, sarebbe quindi l'obiettivo del presidente.
Molto dipende anche dalla volontà di Davutoglu e dell'Akp di favorire o meno la volontà di Erdogan. Dopo il risultato elettorale, le dichiarazioni del premier uscente in merito allo status che dovrebbe avere il presidente sono state altalenanti. Alcuni analisti ritengono che continuare a seguire le direttive di Erdogan sarebbe un suicidio per Davutoglu e lo stesso Akp.
Ma a favorire i piani di Erdogan è anche la mancanza di un accordo interno all'opposizione. Sebbene i tre partiti, che rappresentano in parlamento un blocco del 60%, siano accomunati da due rivendicazioni essenziali - riaprire il fascicolo corruzione riguardante diversi membri dell'Akp e portare il presidente Erdogan ad esercitare esclusivamente il suo ruolo rappresentativo - le loro posizioni su altre questioni risultano inconciliabili. Il disaccordo principale deriva dal rifiuto assoluto dei nazionalisti del Mhp (Partito di azione nazionalista - 16,3%) di collaborare con i filo-curdi dell'Hdp (Partito democratico dei popoli - 13,16%), mentre tutti i tentativi di mediazione del Chp (Partito repubblicano del popolo - 25%) si sono dimostrati vani.
Lo si è visto la settimana scorsa, quando i nazionalisti, pur di non appoggiare il candidato speaker parlamentare dei repubblicani sostenuto dall'Hdp, ha favorito l'elezione del candidato dell'Akp. Un'azione che ha portato molti ad ipotizzare un tacito accordo di coalizione raggiunto tra il Akp e il Mhp. Tuttavia, in settimana le dichiarazioni degli esponenti del partito nazionalista sono stati all'insegna di una posizione poco incline al compromesso, mentre le affermazioni intransigenti del Chp hanno lasciato sempre più spazio ad una disponibilità al dialogo con l'Akp.
C'è poi un altro fattore da considerare. Una coalizione Akp-Mhp equivarrebbe ad interrompere il processo di pace con i curdi. Quanto questo possa convenire in termini di voti all'Akp che deve agli elettori di origine curda il calo del 5% dei propri voti (trasferiti all'Hdp), rientra senza dubbio tra le considerazioni fatte dai dirigenti del parito. Davutoglu ha tempo fino al 23 agosto per cercare di trovare un accordo con le altre formazioni e dare vita ad una coalizione. Il primo round delle trattative ufficiali inizierà lunedì prossimo.
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