Turchia
Turchia, partiti alle prese con rebus formazione nuovo governo
Quadro complicatissimo, elezioni anticipate possibilità concreta
Istanbul, 19 giu. (askanews) - Con la comunicazione dei risultati ufficiali delle elezioni del 7 giugno da parte dell'Alto consiglio elettorale (Ysk), l'iter per la formazione del nuovo governo turco è entrato nel vivo. I dati del Consiglio, resi noti ieri sera, hanno confermato il precedente esito non-ufficiale. Il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) porta in parlamento 258 deputati, seguito dal Partito repubblicano del popolo con 132, dal Partito di azione nazionalista (Mhp) e dal Partito democratico dei popoli (Hdp), ciascuno con 80 seggi. Nessun partito ha dunque la maggioranza richiesta (276 seggi) per formare un governo monocolore e i contatti febbrili tra i partiti per un esecutivo di coalizione, iniziati dopo il voto, sono sempre più intensi.
Dopo la cerimonia di giuramento dei neo eletti parlamentari prevista per il 23 giugno il presidente Recep Tayyip Erdogan assegnerà al leader dell'Akp Ahmet Davutoglu, quale capo della formazione che ha ottenuto il numero di preferenze più alte - il compito di formare un nuovo esecutivo. Nel caso in cui non vi riuscisse, il presidente dovrà assegnare il compito agli altri leader. Ma il vero conto alla rovescia dei 45 giorni entro i quali sarà necessario mettere in piedi un eventuale nuovo governo inizierà dopo l'elezione del nuovo presidente della camera e dei membri dell'Ufficio presidenziale, previsti entro i primi giorni di luglio. Se entro i 45 non si potesse formare un governo si dovrebbero indire elezioni anticipate.
Mentre l'Akp, dopo aver governato da solo il Paese per 13 anni, fa svolgere un sondaggio dopo l'altro per capire le cause che lo hanno portato al drastico calo di voti (meno nove punti rispetto alle politiche del 2011), si fanno strada diversi scenari di coalizione. Una prima possibilità di alleanza riguarda l'Akp e il nazionalista Mhp. Questa combinazione, che troverebbe il sostegno del presidente Erdogan - il quale non accena a smettere di esercitare il suo peso sul suo ex partito, l'Akp - trova però tre ostacoli di percorso delineati dal leader Mhp Devlet Bahçeli.
Quest'ultimo, non sembra infatti cedere ai corteggiamenti rivolti al suo partito dall'Akp nelle ultime settimane e mostra un atteggiamento più netto rispetto ad altri componenti della formazione, di posizioni più conciliatorie. Le tre condizioni poste da Bahçeli per un eventuale accordo rendono l'intesa tra i due particolarmente difficile: delimitare l'ambito di azione del presidente Erdogan nei confini di imparzialità tracciati dalla Costituzione; riavviare l'iter processuale riguardante le accuse di corruzione rivolte ad alcuni esponenti dell'Akp - oltre al figlio dello stesso Erdogan, interrompere le trattative di pace sulla questione curda condotte tra il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) Abdullah Öcalan e lo Stato turco. Punti fermi, che nell'idea del Mhp, frutterebbero ulteriori voti al partito in caso di elezioni anticipate.
Le trattative di pace risultano essere la linea rossa che impedisce anche un possibile accordo per un governo di coalizione tra il Chp (di pozioni kemaliste e social democratiche) e il Mhp, con il sostegno esterno del filo-curdo Hdp. Mentre il leader del Chp Kemal Kiliçdaroglu ha tentato di trovare un'intesa, offrendo addirittura la poltrona di premier al leeder del Mhp, quest'ultimo ha risposto seccamente che "è meglio che il Chp non sprechi troppe energie su questa opzione, perchè la nostra posizione riguardo all'Hdp è irremovibile".
Per quanto il Chp valuti l'eventualità di un'alleanza con l'Akp come un'opzione remota, vista l'antiteticità delle posizioni delle due formazioni, nonché l'eventualità per il Chp di perdere ulteriori voti del suo elettorato che si sentirebbe tradito, una tale possibilità resta tutt'altro che esclusa.
Una grande coalizione sarebbe gradita al mondo degli affari, preoccupato per la prospettiva di instabilità economica e politica del Paese, causata da altre eventuali alleanze. Tuttavia, come affermano alcuni analisti, una coalizione Akp-Chp, per avere successo, dovrebbe porre al centro della politica la costruzione di uno stato di diritto dove la trasparenza dei meccanismi statali è condizione essenziale. La risoluzione della questione curda, una nuova costituzione basata sui valori della democrazia con un sistema giudiziario interamente indipendente ed affidabile, sono i sine qua non di un governo che voglia dissipare la polarizzazione della società fomentata dal governo Akp negli ultimi anni. In questo contesto l'Hdp, il cui obiettivo primario è quello di portare a termine le trattative di pace sulla questione curda, affermando di non volere partecipare attivamente ad alcuna coalizione si è però detto disposto a supportare una coalizione Akp-Chp "che includa anche i nostri principi".
Resta tuttavia il dubbio di quanto questo scenario sia realmente attuabile, data la tendenza sempre più autoritaria assunta dal precedente governo conservatore e islamista dell'Akp nell'ultimo periodo. In base a quanto riporta la stampa locale, l'autocritica che il partito sta rivolgendo in queste settimane a se stesso riguarda soprattutto la questione dell'ostentata ricchezza che i dirigenti della formazione, nonchè Erdogan stesso, hanno manifestato durante l'ultima legislatura. E se ci sono alcune voci critiche sul mancato perseguimento processuale delle accuse di corruzione che hanno scosso il governo nel 2013, la preoccupazione di riabilitare l'immagine autoritarista del partito non sembra affatto rientrare tra le priorità dei suoi dirigenti.
Proprio per questo, forse, ultimamente il nome dell'ex presidente Abdullah Gul, tra i fondatori dell'Akp, ma noto per avere posizioni più conciliatorie rispetto a Erdogan, e sostenuto tacitamente da un'ala dell'Akp, compare sempre più spesso sulla stampa. Recentemente si parla dell'ex capo di Stato anche per un libro uscito dopo le elezioni -"per non danneggiare l'Akp" - sul suo periodo di presidenza. Un testo scritto da un ex consigliere e approvato dallo stesso Gul, che mette in risalto le divergenze con Erdogan su varie questioni. Un libro con una tempistica che non passa inosservata, dato il quadro in cui l'eventualità di elezioni anticipate sembra più vicina - quando invece subito dopo il voto risultava tra le più remote - e si parla di un possibile ritorno di Gul in politica quale nuovo leader dell'Akp.
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