IL TALENTO
Tutti i segreti di Martinenghi
L’allenatore di Nicolò dopo l’argento al Sette Colli: «Ho chiuso in busta il suo tempo ai Mondiali»
Sotto la sua guida ha compiuto il salto di qualità, catapultandosi da protagonista tra i big ad appena 17 anni. Ma Marco Pedoja, parlando del suo pupillo Nicolò Martinenghi, fresco di secondo posto nei 100 rana al Sette Colli romano, quasi si schermisce: «Si capiva che era un predestinato - dice il coach del Nuoto Club Brebbia che ha portato il ragazzo di Azzate ai vertici della rana mondiale -. Da quel che diceva, da quanto era determinato: bastava osservarlo per capire quanto fosse portato. E non solo per il nuoto: per qualsiasi disciplina sportiva. Basta dargli un pallone in mano e Tete è capace di tramutarlo in qualcosa di importante. La competitività? Puoi stuzzicarla, ma è una dote innata: è nel suo Dna».
Il difficile, però, viene adesso. E non perché il talento arruolato dalle Fiamme Oro abbia già raggiunto l’apice delle sue potenzialità, anzi. Bensì perché, a differenza dei suoi principali rivali e soprattutto diversamente dall’olimpionico Adam Peaty, dopo il Sette Colli del weekend appena trascorso Martinenghi è atteso da due mesi senza respiro. I Mondiali assoluti di fine luglio a Budapest restano l’appuntamento cruciale, ma l’azzurro dovrà prima partecipare agli Europei juniores che per lui scatteranno venerdì 30 giugno a Netanya, in Israele, e dopo la kermesse iridata in Ungheria dovrà pure pensare subito ai Tricolori giovanili e nella seconda metà di agosto anche ai Mondiali giovanili di Indianapolis, negli Stati Uniti.
E come si fa a gestire la condizione di un ragazzo di talento che deve ancora compiere 18 anni dovendo mantenerne la forma per due mesi consecutivi?
«Da tempo abbiamo stilato una tabella del lavoro da sostenere in vasca e in palestra - afferma Pedoja - ma ho già concordato con Nicolò che procederemo giorno per giorno, in base a come lo vedrò, a come starà. Anche per tale motivo, in questa fase, cercheremo di rendere i suoi spostamenti il più possibile meno stressanti, dosando gli spostamenti e stando attenti a cibo e sistemazioni. Ad esempio, dopo le gare al Foro Italico di venerdì e sabato, torneremo a Roma domani e ci fermeremo la notte. L’indomani si allenerà la mattina a Ostia e il pomeriggio voleremo in Israele. A Netanya dovremo far coesistere le gare (l’azzurro parteciperà ai 50 ed ai 100 rana - ndr) e gli allenamenti. Purtroppo non sarà come lavorare a casa e dovremo stare attenti anche all’aspetto psicologico. Nicolò deve capire dove voglio arrivare e deve fidarsi».
Finora si è sicuramente affidato al suo staff, che comprende anche il preparatore atletico Riccardo Aimini, vista l’esponenziale crescita sia fisica che tecnica. «Dopo la fine della scuola - racconta Pedoja - abbiamo intensificato il lavoro e con i doppi allenamenti i miglioramenti si sono visti subito, persino con l’inatteso record di venerdì 23 giugno sui 100. Di sicuro a Roma s’è fatto pure trascinare dal contesto, dal pubblico, dal confronto con il campione olimpico».
Ecco, Peaty: che cosa manca ancora a Nicolò rispetto all’asso inglese?
«Adam per il momento è superiore: fa errori dal punto di vista tecnico che sono sotto gli occhi di tutti, ma ha più forza fisica. Ma avere più forza nei muscoli non vuol dire andare più forte in acqua. Occorre arrivarci gradualmente. Peaty è sceso sotto il minuto nei 100 a 19 anni, Nicolò ci è arrivato prima, ma questi dati non sono accostabili».
Ma Tete a Budapest dove può arrivare? «Il tempo che farà nei 100 rana l’ho scritto su un foglio che conservo a casa in una busta chiusa. In Ungheria la consegnerò ai genitori di Nicolò. Vedremo...».
© Riproduzione Riservata