Ubriachi alla meta
Si discrimina tra chi può permettersi di spendere il doppio in alcolici e tra chi vende alcolici in centro o in periferia.
Si favoriscono le bevute di gruppo (si fa la colletta) e l'incipit delle liti tra ubriachi (tu hai bevuto più di quanto hai pagato).
Infine - ciò che più starebbe a cuore alla giuna - non si risolve il problema del degrado che è innanzitutto questione di rispetto.
Che un sindaco si trovi costretto a inventarsi un divieto da Chicago del 1920 fa sorridere ma anche piangere, se per un istante si riflette a dove si è arrivati.
Il problema di Legnano come di tante altre città?
Gli ubriachi che aumentano (chissa perché...) e che sporcano il salotto buono.
La soluzione?
Costringerli nel tinello, dove il divieto di vendere alcolici ancora non c'è e dove invece si sposta il rischio di renderlo cantina.
Il motivo di non puntare su altre soluzioni?
L'impossibilità di far rispettare la legge dello Stato: prendi un molestatore di quiete pubblica, lo porti in ospedale per ricondurlo alla via della ragione, quindi lo accompagni nell'ufficio di polizia, lo denunci e lo lasci andare sapendo che il magistrato che dovrà giudicarlo ha nel cassetto ben altri fascicoli e che non vuole ulteriori impicci.
Aggirare questo problema con un'ordinanza sindacale è come chiudere la porta a chiave quando in casa già bivaccano i ladri.
In attesa che la vendita dell'alcol venga vietata ovunque e praticata altrettanto, come quella della marijuana, della cocaina e delle altre droghe, prendiamo nota della resa di chi, finiti i colpi dell'artiglieria di Stato, si trova, siamo certi suo malgrado, a sparare a salve.
Finché l'invocato stato di polizia non ci riporterà all'Italia coeva della Chicago del '20.
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