L’INDAGINE
Uccise il bandito, archiviazione
La Procura ha deciso: il carabiniere sparò per difendere il collega. Parola al gip
La Procura della Repubblica ha deciso: la posizione del carabiniere che uccise William Trunfio è da archiviare.
Nei giorni scorsi il pubblico ministero ha depositato la richiesta al giudice per le indagini preliminari. Decorrono quindi venti giorni di tempo entro i quali la famiglia di Trunfio - rappresentata dall’avvocato Giuseppe Lauria - potrà opporsi, chiedendo così al gip un approfondimento degli accertamenti su ciò che accadde in via Micca tra il 5 e il 6 ottobre del 2015.
«Meglio tardi che mai», commenta l’avvocato dell’appuntato, Pietro Romano. Proprio settimana scorsa il legale aveva presentato istanza di avocazione del fascicolo alla corte d’appello di Milano, lamentando ritardi nella definizione della posizione del suo assistito, a questo punto però l’istanza decadrà perché ha provveduto Busto.
«Finalmente è stata fatta giustizia», aggiunge Romano.
«Siamo soddisfatti, gli inquirenti hanno compreso che il carabiniere fece il proprio dovere per difendere il collega che rischiava la vita».
Sono amare invece le considerazioni dell’avvocato Lauria: «Ritengo che la procura non abbia tenuto in considerazione le incongruenze emerse e da noi evidenziate. Sono certo che un processo dibattimentale avrebbe chiarito meglio i punti oscuri che restano inevitabilmente».
Il 5 ottobre Trunfio partì con una rapina: in via Marsala si impossessò di una Panda puntando un coltello contro il proprietario. Qualche ora dopo prese di mira due ragazze che facevano benzina a un distributore di Buguggiate: usò la stessa tecnica per portarsi via borse ed effetti personali, sfoderò quindi la lama e le mise in condizioni di non reagire.
Poi in tarda serata cercò di truffare il Carrefour usando la carta di credito di una delle due giovani: voleva pagare merce per circa 50 euro, «mi mostri un documento» gli disse il cassiere. Preso dal panico, Trunfio mollò gli acquisti sul rullo e scappò verso il centro.
La pattuglia del Nucleo radiomobile era ferma vicino al Commissariato quando la Panda passò sul lato opposto di viale Milano.
L’appuntato la riconobbe come quella che al mattino era stata sottratta in via Marsala e con il collega decise di fermarla. Ma Trunfio - consapevole che se si fosse fermato sarebbe finito nei guai sia per l’evasione da una casa di reclusione di Castelfranco che per l’auto rapinata - avviò un inseguimento folle, fino in via Micca, dove la pattuglia lo bloccò.
Il trentanovenne a quel punto investì uno dei due militari e provò a fare manovra per scappare e poi, nonostante l’appuntato tentasse di tirarlo giù dall’abitacolo prendendo a pugni il finestrino, fece per innestare ancora la prima.
Il carabiniere temeva la testa del collega rimanesse sotto le ruote e decise di sparare.
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