LA VIOLENZA
Umiliato per tre anni dai compagni
Studente delle medie di Rho vessato da quattro coetanei nel silenzio della classe e degli insegnanti: indaga la Procura dei Minori
Tre anni d’inferno. Tre anni di quotidiane vessazioni da parte di quattro compagni sbruffoni e del resto della classe omertosa. Tre anni senza poter contare sull’appoggio della maggioranza dei propri insegnanti che o non vedevano le violenze o, nella migliore delle ipotesi, le sottovalutavano.
Tre anni in cui un ragazzino, timido e studioso, che si trova ad affrontare, con l’adolescenza, il complicato iter delle scuole medie, s’è ritrovato sin dai primi giorni di scuola nel mirino di quattro coetanei. I quali - come spiegano i poliziotti del Commissariato di Rho, che hanno indagato su questo caso - «con minacce e molestie» gli hanno provocato «un perdurante e grave stato d’ansia» tale «da costringere la giovane vittima a modificare le proprie abitudini di vita tra cui chiedere di non frequentare più le lezioni di ginnastica e di musica».
Un’altra ignobile storia di bullismo costringe la Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori di Milano a indagare su quattro adolescenti che hanno frequentato fino allo scorso luglio l’Istituto comprensivo “Grossi” di Rho e sulla loro vittima.
In tre anni, il ragazzino ha dovuto incassare da questi compagni «di buone famiglie ma all’oscuro di tutto», insulti e angherie d’ogni tipo: dalle bestemmie scritte dai quattro aguzzini all’indirizzo della madre dal suo cellulare, a pugni, schiaffi, umiliazioni cui assisteva la classe senza battere ciglio, come il dover tenere le mani sui genitali dei compagni, ritrovarsi con la felpa insozzata da disegni osceni fatti a pennarello e persino ritrovarsi con gli occhiali da vista calpestati.
E gli insegnanti?
A parte qualcuno, che s’era impegnato a controllare la situazione e a parlare coi genitori dei quattro scolari violenti, altri hanno rassicurato la madre dell’alunno dicendole che si trattava «solo di ragazzate» e altri ancora hanno persino suggerito alla donna di rivolgersi a un centro di aggregazione per ragazzi «per migliorare l’autostima e affrontare i suoi antagonisti».
La madre stessa, dopo tre anni d’inerzia delle istituzioni scolastiche, ha deciso - a esami di terza media ultimati - di rivolgersi al Commissariato di polizia di Rho-Pero.
Sono bastati quattro mesi d’indagine ai poliziotti guidati dal commissario Carmine Gallo, per confermare le vessazioni e per stendere una comunicazione di reato nei confronti dei quattro bulli nonostante gli stessi non avessero ancora compiuto i 14 anni e quindi non fossero imputabili.
Ma la gravità dei fatti, la necessità della vittima di cambiare stile di vita e l’alterazione del suo stato psichico, diventando più aggressivo, hanno indotto i magistrati milanesi ad aprire un fascicolo d’indagine. Con tanto d’avviso di garanzia ai quattro bulli con l’accusa di atti persecutori. Ma non sono esclusi sviluppi d’indagine, questa volta a carico degli adulti che avrebbero dovuto vigilare e intervenire.
Nell’istituto diretto dalla professoressa Sandra Moroni, la notizia dell’indagine è stata appresa con sbigottimento e a chi chiede delucidazioni la risposta è univoca: «Non siamo stati avvisati dell’indagine, né la dirigente era al corrente di questa situazione».
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