CIBO E SALUTE
Un hamburger a 1 euro? Si può, però...
Sergio Capaldo di Slow Food analizza il fenomeno dei prezzi "all'osso" di alcuni prodotti alimentari, ma
Non cita mai McDonald’s. Anzi, memore di polemiche ancora fresche, a precisa domanda dà evasiva risposta. Però, il titolo dell’incontro che ha organizzato all’Expo di Milano ricorda tanto una promozione del Mc più famoso: «Pagare un euro per mangiare un hamburger sembra un buon affare: ma è davvero possibile offrire un panino con 100 grammi di carne a quel prezzo?».
La risposta di Sergio Capaldo, creatore del presidio Slow Food della razza piemontese, sta nella domanda. «Una volta nei codici c’era l’incauto acquisto - scherza -.Mi devo chiedere come mai le cose costano poco. Ce lo siamo chiesti nel vino, prima o poi ce lo chiederemo anche nella carne».
Capaldo non contesta la "regolarità" di certi prodotti alimentari a basso costo, il loro rispetto delle norme e dei protocolli. La sua è una contestazione di carattere etico. «Il valore di un prodotto non è dato da quanto costa - spiega Capaldo - ma è legato a chi lo produce, all’ambiente, al benessere animale e alla qualità. Si può produrre e trovare carne a basso costo, ma bisogna vedere quanto questo costa alla collettività, al sociale e all’agricoltura.
«Quando compro un cibo devo pensare quanto costa produrlo, che non significa solo quanto costa dare da mangiare a un animale, ma anche far sì che funzioni un modello di società, dove una famiglia coltiva e vive il territorio, lo tiene a posto da un punto di vista idrogeologico, lo tiene pulito, fa sopravvivere tutto un comparto. Posso trovare dei modelli per spendere meno, ma quanti di questi poi sopravvivono? L’agricoltura è quello che manca in ogni Paese, si è rotto un equilibrio fondamentale: l’1,5 per centodel Pianeta non può produrre cibo per il 98,5 per cento. Noi in Italia siamo al 2,5-3 per cento».
Quindi, per rimanere in tema hamburger, «il costo vivo del prodotto deve essere almeno un euro e cinquanta - continua Capaldo - Poi, con il personale e le spese di gestione, è normale che costi 5 euro al consumatore. E ci metto anche la qualità della farina e del pane».
Ma McDonald’s lo vende a 1 euro. «Non dico che non si possa dare a quel prezzo un cibo igienicamente a posto - prosegue- ci mancherebbe. Ma noi pensiamo che si debba dare un valore diverso al cibo e pretendere che dietro ci sia una certa catena alimentare e una certa qualità».
Il problema, per Slow Food, sta in un «sentire» generalizzato: «Oggi al cibo si dà un valore mercificato, senza considerare ciò che c’è dietro - conclude - Oggi il cibo costa troppo poco, in rapporto a quanto costa un sms o una telefonata».
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