DELITTO MACCHI
«Un innocente in cella, niente festival»
Salta l’edizione 2017 di Magre Sponde, di cui Binda è tra gli ideatori. Intanto i legali dell’imputato chiedono che sia curato in ospedale in day surgery
«Magre Sponde Festival 2017 non ci sarà. E non ci sarà perché non abbiamo nulla da festeggiare, dato che un innocente, Stefano Binda, si trova in una cella in cui probabilmente c’è poca luce e fa tanto caldo». A dirlo, con un comunicato su Facebook, è il direttivo dell’Associazione Magre Sponde, che dal 2014 organizza appunto a Brebbia l’evento culturale Magre Sponde Festival. Una presa di posizione, quella del direttivo, molto dura, con accuse alla magistratura e agli organi di informazione, che sarebbero responsabili di «accanimento mediatico» per aver documentato i vari passaggi dell’inchiesta e del processo in corso su un omicidio irrisolto per trent’anni, sull’uccisione di una ventenne con 29 coltellate.
«In tanti ci avete supportati durante questi anni ed insieme abbiamo portato, in una realtà dimenticata di provincia, un’occasione nuova di vivere liberamente l’arte, la condivisione di idee, la bellezza. A voi il nostro grazie più grande - si legge nel comunicato -. Quest’anno però il festival non ci sarà perché non abbiamo nulla da festeggiare. Stefano Binda, fra gli ideatori del festival e socio fondatore della nostra associazione, è in carcere da 17 mesi per una perizia calligrafica: dicono avrebbe scritto una lettera anonima riconducibile all’assassino. Dicono, perché tutto il resto dice il contrario. E la cosa ancor più grave è che prima di qualsiasi giudizio si è preferito mandarlo in carcere, prima a San Vittore, ora a Busto Arsizio».
A margine dell’ottava udienza del processo al quarantanovenne di Brebbia, intanto, venerdì 14 i suoi legali hanno presentato una richiesta di sottoporre l’imputato al regime di “day surgery” all’ospedale di Circolo di Varese. Come riferito dall’avvocato Sergio Martelli, la batteria sottocutanea che fa funzionare un elettrostimolatore cervicale, incaricato di deviare il dolore che il braccio malato dell’uomo trasmette al cervello, dev’essere rimossa e sostituita. Di qui la richiesta alla Corte d’Assise perché solleciti il carcere di Busto Arsizio ad agire. Ieri i giudici hanno inviato dunque copia dei documenti presentati dalla difesa alla direzione dell’istituto «per le valutazioni di competenza» e allo stesso tempo hanno autorizzato il trasferimento dell’imputato «con scorta» in ospedale per queste cure e anche per altre future.
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