Salute
Una bambina sudafricana sconfigge l'Hiv, terzo caso al mondo
Un trial con un cocktail di farmaci soltanto in primi 10 mesi vita
Parigi, 24 lug. (askanews) - Una bambina sudafricana è diventata il terzo caso al mondo di minore che ha sconfitto il virus dell'Hiv dopo una cura di 10 mesi nel primo anno di vita. La bambina, che si trova in una fase di remissione di lungo termine, non ha più preso farmaci per i successivi nove anni.
Secondo il trial, i cui risultati sono stati annunciati nel corso di un convegno sull'Aids in corso a Parigi, il cocktail di farmaci anti-retrovirali è stato somministrato per una durata di 10 mesi soltanto nel primo anno di vita della bambina.
Dal termine della cura il virus risulta inattivo e la bambina risulta in ottima salute senza aver assunto farmaci di alcun tipo dopo i 10 mesi di trial, secondo il team di ricerca che ha presentato i risultati alla conferenza della International AIDS Society.
"Questo nuovo caso rafforza le nostre speranze che il trattamento dei bambini affetti da Hiv per un breve periodo all'inizio dell'infanzia, possa superare l'ostacolo di una terapia che duri tutta la vita", ha dichiarato l'esperto di Aids Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale di malattia infettive che ha finanziato lo studio.
A differenza delle cure tradizionali in cui il virus viene debellato, in questo caso il paziente continua ad avere il virus dell'Hiv nel suo sistema, ma ha una carica virale così debole da non potersi replicare o diffondere attraverso rapporti sessuali.
I ricercatori auspicano che il trattamento precoce dei contagiati possa consentire una remissione senza farmaci. Il virus dell'Hiv, infatti, ha l'abilità di nascondersi nelle cellule umane, di sembrare scomparso per diversi anni e di essere capace di riemergere dopo anni alla fine del trattamento. Gli anti-retrovireali, che inibiscono il virus, non lo uccidono e le persone infette sono costrette ad assumere farmaci ogni giorno per tutta la vita, con effetti collaterali di vario tipo.
Un piccolo gruppo di persone che hanno contratto il virus, meno dell'1%, sono capaci autonomamente di fermare la replicazione e sono noti come "l'élite dei controllori", ma non è noto quale sia il meccanismo che lo consente.
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