IL CASO
"Una chiesa, non una latrina"
Bivacchi, grida e vandalismi, Beata Giuliana è esasperata ma il parroco non rinuncia alla via del dialogo
Grida e schiamazzi si sopportano da un anno e mezzo. Ma da qualche mese si ripetono anche incursioni in chiesa e vandalismi. Quanto basta per far scappare la pazienza al parroco e ai residenti. A Beata Giuliana una banda di ragazzi tiene sotto assedio sagrato e chiesa parrocchiale: usa il portale, di notte, come porta di un campo da calcio e bivacca abbandonando cartoni di pizza, lattine e bottiglie vuote. Come se questo non bastasse, la componente maschile urina contro i muri dell’edificio religioso lasciando tracce ben visibili e fastidiose per chiunque passi accanto. "Siamo presi di mira, magari non c’è una volontà precisa nel darci contro ma è ormai una situazione delirante", racconta don Giovanni Fumagalli, che due mesi fa ha sporto denuncia ai carabinieri quando un gruppetto di ragazzi ha scavalcato di notte la cancellata, ha disinserito uno degli impianti elettrici e ha "mandato a ramengo parecchi gelati conservati in frigo". Un danno da 500 euro. Sul piazzale si ritrovano una ventina di giovani, maschi e femmine. Martedì è scattata una nuova denuncia all’Arma: "Visti i precedenti, abbiamo fatto installare 5 telecamere che ci sono costate 5mila euro - racconta il parroco - Riprendono il via vai, l’abbandono di rifiuti e la pipì lasciata sui muri. Di giorno c’è più pudore, ma ci sono studenti dell’Enaip che in pausa pranzo entrano e combinano sciocchezze". Una di loro ha bruciato il tappeto di ingresso con un accendino, tracciando col fuoco alcune parole. "Un altro atto che denota mancanza di rispetto per il luogo - continua il sacerdote - Questa non è una chiesa latrina. Ripeto ai parrocchiani che più che dell’Isis ho paura di noi stessi, che non abbiamo cura delle nostre cose". Grazie alle telecamere, identificare la ragazza è semplice, ma il don non vuole crearle guai: "Prima che si rovini la vita, venga qui. Se paga il danno, il caso per me si chiude". La strada del dialogo rimane la preferita, ma finora non ha portato risultati: grida e pallonate fino alle 3 di notte continuano. "Se chiedo ai ragazzi di piantarla, rispondono che non sono loro a creare guai. Che posso fare? Abbiamo piazzato cestini, ma loro i rifiuti li lasciano fuori. C’è disprezzo e hanno l’idea che tanto non faremo nulla. Come quando hanno bruciato l’accensione del cancello elettrico o tirato un pugno a una barista. Alcuni ragazzi arrivano da via Rossini, dal Redentore. Chi si oppone, come alcuni residenti, si ritrova i citofoni suonati a ripetizione alle 2 di notte. Sono qui dal settembre 2012, allora tutto era tranquillo. Abbiamo scelto e scegliamo la linea dell’accoglienza ma si sta rivelando faticosa".
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