ACCAM
«Una risorsa distrutta dai capricci»
Antonelli contesta il no all’impianto per l’umido. «Sto coi lavoratori». Più possibilista il sindaco gallaratese Cassani: «Non è il meglio, ma è qualcosa»
La linea dettata da Legnano e alla fine condivisa dai piccoli Comuni (molti dell’Altomilanese) ha buonissime possibilità di passare. Una soluzione, varata nell’ultima e tesa assemblea dei soci Accam, che terrà aperto l’inceneritore sino al 2021, eviterà di costruire un secondo impianto dell’umido (oltre a quello sul territorio legnanese), lavorerà alla creazione di una società unica per raccolta e smaltimento dei rifiuti e proverà ad abbassare subito tariffe e tasse utilizzando un pezzo del capitale sociale.
Ed è un indirizzo - quello votato dalla maggioranza dei soci ma in attesa di ratifica quando tutti i sindaci l’avranno condiviso con i loro consigli comunali - che fa infuriare Busto Arsizio. «La nostra posizione contraria - spiega il primo cittadino Emanuele Antonelli - dipende dal fatto che, sebbene la scelta dello slittamento al 2021 sia giusta, cancellando la struttura per la Forsu si impedisce però la continuità aziendale». È per questo che Antonelli ha detto no alla mozione: «La strada da me indicata avrebbe generato utili ai bilanci senza inquinare e salvaguardando i posti di lavoro interni all’azienda». Così, di fronte alla plateale protesta dei dipendenti di Accam, che si sono travestiti con sacchi della spazzatura per esprimere come si sentono, il sindaco bustocco è perentorio: «Hanno assolutamente ragione. Oggi infatti ci sono molti Comuni che vanno a chiudere nel 2021 un’azienda che invece potrebbe essere una grande risorsa, soprattutto lo stanno facendo per dei capricci. Quindi come non posso essere solidale con persone che mettono in gioco il loro posto di lavoro e che, nel tira e molla di queste assemblee, sono stati ormai “licenziati” e “riassunti” venti volte?».
Molto più morbida è la posizione di Gallarate, il cui sindaco Andrea Cassani l’altra sera ha abbandonato l’aula «perché non potevo votare uno scenario senza il mandato del consiglio comunale», ma alla fine si accoderà al gruppo. «Io come Antonelli avrei preferito la scelta con l’impianto dell’umido previsto nel progetto industriale - dice - però sono anche consapevole che i matrimoni si fanno in due e che, forzando la mano, avremmo perso tutti».
Insomma, Busto pare destinata a restare sola o quasi in questa partita. Ma, come sempre accade, mai dire mai quando si parla di inceneritore.
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