IL CASO
Un’amante contro l’altra: è stalking
Cinquantenne tradita per una nuova fiamma le invia sms pieni di insulti: di fronte al gup patteggia un anno
Se le donne, invece di farsi la guerra, si alleassero contro il maschio fedifrago alla fine ne uscirebbero trionfanti. Invece no, è sempre l’uomo a vincere e lo dimostra anche la storia approdata davanti al gup Nicoletta Guerrero e conclusa con un patteggiamento di un anno di condanna per stalking. Imputata una trentenne tradita dal compagno che, dopo aver cornificato la moglie e messo incinta la nuova partner - una dipendente del suo ufficio - approfittò della maternità di costei per allacciare una relazione con un’altra collega, piuttosto giovane rispetto al resto del suo personale harem.
Quest’ultima si è costituita parte civile con il patrocinio dell’avvocato Alberto Talamone perché era lei la destinataria degli improperi e delle minacce che la cinquantenne alla sbarra inviava dal cellulare e dai social network. E pensare che, dovendo proprio insultare qualcuno, il bersaglio perfetto sarebbe stato il trentanovenne traditore seriale.
I fatti risalgono al 2009. All’epoca la vittima aveva ventidue anni e si invaghì del capo ufficio che poco tempo prima aveva lasciato consorte e prole per motivi che a lei, in quel momento, erano ignoti. C’era l’altra impiegata di mezzo, ma questo piccolo particolare lo scoprì più tardi, quando ormai la storia era diventata solo sofferenza e lacrime. A quel punto la giovane impiegata lasciò il lavoro, andò all’estero e si lasciò alle spalle quel periodo di dolore sentimentale estenuante. Nel 2014 tornò a casa e ripartì da zero, serena e risolta.
Tutto bene fino a settembre, quando su Facebook le apparve un messaggio della ex collega carico di invettive di rara volgarità, che faceva riferimento alla storia di cinque anni prima e alla presunta intromissione della vittima nella relazione con la cinquantenne.
A quanto pare, insomma, solo dopo cinque anni la nuova compagna del trentanovenne scoprì la tresca, ma fu come se fosse successo il giorno prima. Infatti partirono sms cattivissimi, che offendevano la ragazza sia sul piano fisico («hai la pancia e il sedere piatto») che su quello socio culturale («sei solo una campagnola, una donnetta dozzinale»). Messaggi carichi di rancore in cui le dava della sfascia-famiglie, pur essendo lei per prima coinvolta nel tracollo del precedente matrimonio del capo ufficio. Insomma, da settembre del 2014 a giugno del 2015 un continuo massacro, al punto che la giovane decise di sporgere denuncia contro la sua persecutrice.
Gli accertamenti furono coordinati dal pubblico ministero Maria Cardellicchio, che trasformò quella mole ossessiva di messaggini in un fascicolo per stalking. La vicenda si è conclusa con un patteggiamento, anche perché la cinquantenne era comunque incensurata. L’altro giorno il gup Guerrero ha ratificato l’applicazione della pena. Alla fine, l’unico che dalla bufera è uscito indenne è lo sciupafemmine recidivo e reiterato.
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