L’EMERGENZA
«Uno spinello, che sarà mai?»
Dieci quindicenni in cura da luglio per alcol, cannabinoidi e cocaina. Sempre più genitori si rivolgono al servizio Con-t@tto
Una sbronza di birra, a 15 anni. È questa ragazzina l’ultima, in ordine di tempo, giunta in ambulatorio. Da luglio a ieri, sabato 12 agosto, sono stati dieci i nuovi pazienti di 15-16 anni presi in carico. Non solo per sbronze colossali che hanno fatto spaventare i genitori e fatto nascere la richiesta di accertamenti.
A Con-t@tto, l’ambulatorio per gli adolescenti collegato al Servizio per la prevenzione e cura dell’Asst Sette Laghi, sono arrivati soprattutto ragazzini che si fanno gli spinelli. E qualcuno che, oltre che fumare canne, abusa di alcol e prova la cocaina.
Mai una estate così, nella struttura di via Rossi a Bizzozero (i servizi sono passati dall’ex Asl ora Ats all’Asst, cioè ai servizi territoriali dell’ospedale).
«Ci attendevamo un rebound, un rimbalzo del fenomeno delle tossicodipendenze tra i ragazzini dopo settembre, al ritorno a scuola e alle normali attività, invece è stato il contrario e abbiamo avuto molte richieste di aiuto, da parte di genitori esterrefatti e preoccupati», dice Claudio Tosetto, responsabile del Servizio di prevenzione e cura delle Dipendenze -. I genitori scoprono che i loro figli fanno uso di cannabinoidi, cioè di hascisc e marijuana, e chiedono consiglio, ma alcuni di questi nuovi pazienti sono stati segnalati dal Tribunale dei minori o dai servizi di tutela dei minori».
Il policonsumo è spesso la norma, cioè si prova con la canna, ci si fa di birra «ma solo in alcuni casi si prova, e di solito si tratta di una volta o poco più, la cocaina», spiega Tosetto il cui Servizio, Con-t@tto con percorsi a parte per i minori e i Sert per gli adulti, fa ora parte del Dipartimento di Salute mentale dell’Asst diretto dallo psichiatra Isidoro Cioffi.
Da prendere in cura sono quasi sempre anche i genitori «scioccati per avere scoperto che il proprio di figlio assume droghe».
Nella maggior parte dei casi «dobbiamo lavorare sull’intera famiglia, anche perché i ragazzini spesso cercano di fare passare il problema in secondo piano sottolineando, per esempio, l’uso terapeutico che si fa di alcune sostanze o il dibattito sulla legalizzazione».
I genitori si recano a Con-t@tto raccontando che hanno trovato del fumo in tasca ai figli, «dimenticato, diciamo così, meglio dire volutamente dimenticato, i nostri esperti parlano di atti mancati», cioè il fenomeno psichico per il quale si vorrebbe fare un’azione e invece se ne fa un’altra,
Il fatto che i numeri e dunque “i casi” giunti negli ambulatori dell’ospedale in queste settimane estive siano considerevoli rispetto al passato, indica che l’allarme sociale tra i più giovani, sul fronte delle tossicodipendenze, non può essere sottovalutato.
In totale, sono una cinquantina i ragazzini problematici in cura, di cui una decina, appunto, giunti da medici e operatori in un periodo nel quale si allenta, di solito, la pressione dei pazienti così giovani.
La difficoltà maggiore è di “agganciarli” oltre a quella, a volte, di riuscire a convincere i genitori a seguire insieme un percorso di trattamento che non è mai veloce ed è per entrambi, per gli adulti e per ragazzini, conclude il dottor Tosetto, «fonte di fatica e di lavoro su se stessi».
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