Asia
## Usa hanno un serio problema nel Pacifico: si chiama Duterte -3-
Roma, 27 set. (askanews) -
La questione del Mar cinese meridionale non è secondaria per Washington. La Cina reclama la grandissima parte di quel mare attraverso il quale passa la metà del tonnellaggio mercantile mondiale. Come il Pacifico è stato considerato il "lago americano", il rischio è che Pechino voglia trasformare quell'area nel "lago cinese". Sarebbe un bello smacco per Obama, a fine mandato, visto che uno degli assi della sua azione è stata la politica estera incentrata sul cosiddetto "pivot asiatico".
Ma non sono solo gli americani a essere preoccupati per l'esuberanza di Duterte. Nelle Filippine molti sono convinti che stare con l'America e stare con Cina e Russia non siano precisamente la stessa cosa. "Prima di tutto, l'approccio del Paese dovrebbe essere quello di difendere i suoi interessi fondamentali, che includono la sicurezza e l'integrità territoriale, la ricchezza dell'economia e la protezione dei cittadini filippini all'estero. In secondo luogo, dovrebbe cercare di raggiungere questi obiettivi sposando i valori nazionali e universali, come l'impegno a rispettare e far rispettare la legge internazionale. Terzo, e fondamentale per un Paese meno sviluppato, deve far tutto questo nella maniera più efficiente e meno costosa", ha detto Dindo Manhit, presidente dello Stratbase-ADR Istitute (ADRi) per gli studi strategici al Manila Times. "Gli Stati uniti - ha ricordato Manhit sono la più larga fonte d'investimento delle Filippine e il secondo mercato più importante per le esportazioni, dopo il Giappone". Ma, purtroppo, "nal caso del presidente Duterte, la parola 'indipendenza' sembra voler dire cacciare gli Stati uniti e avvicinarsi alla Cina" e questo potrebbe "compromettere...la sicurezza economica complessiva delle Filippine".
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