IL CASO
Uva, appello a settembre
Fissata al giorno 20 la prima udienza del processo nella Corte d’Assise milanese. Il pm contro l’assoluzione in primo grado: fu omicidio preterintenzionale
Caso Uva, ha finalmente una data il processo d’appello. Complice il “congelamento” (ma forse sarebbe più appropriato parlare di “soppressione”) di una delle due sezioni della Corte d’Assise di Appello di Milano, disposto qualche tempo fa dall’ex presidente dalla Corte d’Appello della metropoli lombarda Giovanni Canzio (ora primo presidente della Corte di Cassazione, ndr), la prima udienza è stata fissata praticamente alla fine dell’estate. La data scelta dal giudice Sergio Silocchi, presidente della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano, è infatti quella del 20 settembre.
Il primo a ricevere la comunicazione, ieri, è stato il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo, e cioè il magistrato che, in base a un circoscritto atto di impugnazione, risalente al settembre scorso, ha chiesto di riformare la sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Varese hanno mandato assolti due carabinieri e sei poliziotti dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona di Giuseppe Uva, il quarantatreenne operaio varesino morto il 14 giugno del 2008 in ospedale, dopo essere stato in precedenza portato in caserma.
Nel frattempo, sono già partite tutte le notifiche alle numerose parti in causa. Il sostituto pg Gaballo andò giù pesante nella sua “dichiarazione d’appello” indirizzata a riaprire il processo: «Tutti gli odierni imputati, oltre a dover rispondere del delitto di sequestro di persona aggravato dalla qualità di pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, devono essere dichiarati responsabili anche del delitto di omicidio preterintenzionale», aveva scritto il magistrato, definendo tra l’altro la sentenza di assoluzione del collegio presieduto dal presidente del Tribunale di Varese Vito Piglionica- che aveva rilevato «l’insussistenza di atti diretti a percuotere o ledere» dei componenti delle forze dell’ordine -, «motivata in modo estremamente sommario».
Lo stesso Gaballo ha posto poi l’accento sul fatto che gli imputati «hanno posto in essere dolosamente condotte di costrizione fisica, dirette a commettere il delitto di lesioni personali e di illegittima privazione della libertà personale che, per la loro durata e connotazione violenta e ingiusta, devono ritenersi la causa del grave stato di stress». Stress che, a sua volta, «innestandosi sulla preesistente patologia cardiaca di cui soffriva Giuseppe Uva, ne hanno determinato l’evento aritmico terminale e il suo decesso».
Nonostante il via al processo d’appello sia a settembre, in caso di condanna non c’è nessun rischio di prescrizione. I termini di prescrizione dei due reati contestati dalla Procura Generale -il sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere e l’omicidio preterintenzionale -, viaggiano attorno rispettivamente ai 12 anni e ai 20 anni.
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