SVIZZERA
Valichi chiusi, l’Italia non si arrende
«Chiara scelta discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani». l’onorevole Ravetto scende in campo: incontro ufficiale con l’ambasciatore di Berna a Roma.
Non ci sta Laura Ravetto, esponente di Forza Italia e presidente del comitato bicamerale Schengen, ad alzare bandiera bianca sul confine svizzero. La chiusura notturna di tre valichi, benché minori e per un periodo limitato di tempo, prefigura la violazione del trattato di libera circolazione in Europa, ai quali ha aderito anche la Confederazione elvetica. Per tale ragione, proprio questa mattina, ne chiederà conto a Giancarlo Kessler, ambasciatore rossocrociato a Roma.
Onorevole Ravetto, la finalità dell’incontro?
«Voglio innanzitutto capire se e quando questa misura sarà revocata».
In Svizzera sostengono si tratti di un provvedimento provvisorio, nel tentativo di arginare il cosiddetto pendolarismo dei malviventi.
«Ritengo sia invece una scelta potenzialmente discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani e, quindi, delle migliaia di pendolari che ogni giorno varcano il confine. Se esistono vere ragioni di sicurezza sarebbe opportuno chiudere tutti i 22 valichi. Ma così non accade».
Di che cosa si tratta, dunque?
«Sospetto sia un intervento di natura propagandistica, cavalcato da alcuni movimenti politici anti-italiani per dimostrare che si fa qualcosa. Infatti, le sbarre di confine restano abbassate nelle province di Como e Varese, a Pedrinate, Novazzano e Cremenaga, dalle 23 alle 5 del mattino. Come se di giorno la malavita non operasse e si servisse soltanto di questi tre passaggi di frontiera, e non degli altri. Soprattutto non si può usare l’alibi delle frontiere esterne, che vanno giustamente presidiate per tutto quel che si sa, per sbarrare quelle interne».
Che cosa dirà di preciso a Kessler?
«Che comprendo le necessità politiche di alcuni Cantoni svizzeri, ma non mi spiego quali siano le reali finalità di una simile sperimentazione notturna. Le frontiere sono già videosorvegliate: più sicurezza di così. Il rischio è che si violi il trattato di Schengen: la Svizzera non può essere contenta della libera circolazione dei capitali e vieti poi quella delle persone».
Le imprese italiane non possono accedere agli appalti pubblici svizzeri nel settore edilizio inferiori a 8,7 milioni di franchi: un altro provvedimento discriminatorio?
«La Svizzera ha fatto una politica di attrazione delle imprese italiane, poi impedisce ai frontalieri di andarci a lavorare. Tanto più che non ha neanche problemi di vera disoccupazione. Tant’è vero che oltreconfine il flusso dei lavoratori italiani è considerato indispensabile nell’ambito pubblico, a cominciare dagli ospedali».
I referendum elvetici, come quello di “Prima i nostri”, hanno dato esiti anti-italiani.
«Ho massimo rispetto delle consultazioni popolari, ma, per restare a Schengen, se si tocca il mio Paese, io lo faccio notare. Senza reticenze».
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