CRISI BIANCOROSSA
Varese all'ultimo incrocio
Quattro gli scenari possibili, dall'iscrizione alla Lega Pro (entro il 14 luglio servono 1 milione e 200 mila euro) alla sparizione
Siamo al dunque. Il destino del Varese sarà definitivamente chiaro a brevissimo. Forse già martedì, comunque ben prima della scadenza del 14 luglio quando le società che non sono state ammesse in Lega Pro al primo tentativo (30 giugno) potranno regolarizzarsi in seconda battuta. Nel caso dei biancorossi, si sa, servono la fideiussione da 400.000 euro e il pagamento degli emolumenti di marzo e aprile per un sforzo da 800.000 euro.
Sono sostanzialmente quattro gli scenari che si possono prefigurare, a partire dalla regolare partecipazione al campionato di Lega Pro fino alla prospettiva di una stagione senza calcio. Vediamoli.
Il primo è quello appena accennato: l’attuale dirigenza riesce a reperire i soldi necessari per ottemperare agli obblighi del 14 luglio, perfeziona l’iscrizione e prende parte alla Lega Pro, la categoria in cui è scesa dopo la retrocessione dalla Serie B.
Seconda opzione: ripartenza dai dilettanti. Il Varese non trova i mezzi economici per mettersi a posto, non si iscrive, l’affiliazione viene revocata ma il club tecnicamente non fallisce restando in vita come società “in sonno” senza svolgere alcuna attività sportiva. Per intenderci, è ciò che è successo al Padova la scorsa estate. Che cosa accade in questo caso? Mentre il vecchio sodalizio scompare dal calcio ma continua ad esistere con lo scopo di ristrutturare il debito accumulato, «la revoca dell’affiliazione - spiega l’avvocato varesino Stefano Amirante, esperto di diritto sportivo - permette al sindaco della città di chiedere che essa sia rappresentata in un campionato dilettantistico da una società nuova». Il riferimento è l’articolo 52 comma 10 delle Noif (norme organizzative interne federali). Eccone un passaggio significativo: «In caso di non ammissione al campionato di Serie A, Serie B e Lega Pro il presidente federale, d’intesa con il presidente della Lnd (Lega nazionale dilettanti), potrà consentire alla città della società non ammessa, di partecipare con una propria società ad un campionato della Lnd, anche in soprannumero, purché la stessa società adempia alle prescrizioni previste dal singolo Comitato per l’iscrizione al campionato». La norma spiega poi che la partecipazione alla Serie D richiederebbe un versamento di almeno 300.00 euro alla Figc e quella all’Eccellenza di almeno 100.000 euro, con facoltà dei vertici federali di «stabilire un contributo superiore».
La terza possibilità è analoga alla seconda (ripartenza dai dilettanti) con una sola differenza: la vecchia società non rimane in vita per provare a ristrutturare il debito ma fallisce. In pillole: non iscrizione, fallimento, revoca dell’affiliazione, richiesta del sindaco alla Figc di inserire un’altra formazione della città in un campionato dilettantistico.
Va da sé che le opzioni due e tre presuppongono l’esistenza di forze economiche disposte a costituire un nuovo club e a sostenerne i costi per la partecipazione alla Serie D o all’Eccellenza. L’eventuale assenza di esse porterebbe alla quarta ed ultima opzione, la peggiore: nessuna squadra in campo. Ossia: il Varese non si iscrive, l’affiliazione gli viene revocata e il sindaco non trova alcuna soluzione alternativa affinché la città venga rappresentata nel panorama dilettantistico. Significherebbe un anno senza calcio a Varese.
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