SOCIETÀ & FUTURO
Varese: crisi, nuvoloni e ultimi tentativi
Rimborsi di ottobre da pagare: pochi giorni per bloccare l’esodo di giocatori. La Curva Nord dice basta e attacca Basile: «Servono investitori seri, se no meglio sparire»
Tempo quasi esaurito. O succede qualcosa subito, nei primi giorni di questa settimana, o il Varese rischia di ritrovarsi solo con un manipolo di ragazzi da mandare in campo. La crisi societaria si è trascinata anche dopo l’ outing di Paolo Basile senza che una soluzione concreta per tamponare l’emergenza prendesse corpo. Anche il dialogo con Sauro Catellani, il procuratore che ha provato a mettere assieme persone e risorse, sembra andato esaurendosi. La squadra aspetta i rimborsi di ottobre, le casse sono vuote, immaginare un futuro diventa difficilissimo. Ci sono impegni mensili da onorare (comprese le rateizzazioni dei debiti), vertenze in arrivo, una gestione da portare avanti. Basile starebbe cercando di raccogliere in extremis il denaro necessario per pagare ottobre: i prossimi giorni diranno se ci riuscirà. Ma la situazione resta pesantissima.
Perché la pista Catellani si è raffreddata? L’agente mantovano ci ha provato, spinto anche dall’entusiasmo del figlio Fulvio - a sua volta procuratore - però non sono stati reperiti fondi sufficienti a coprire lo sforzo economico necessario. Catellani si lancerebbe nell’avventura soltanto se certo di essere in grado di impostare un domani: non ritiene sensato bruciare soldi per tamponare un’emergenza senza avere le risorse per poi proseguire.
In effetti è proprio questo il punto: al di là di come andrà il tentativo in atto da parte della società di pagare i rimborsi spese di ottobre, esiste davvero la possibilità di trovare i quattrini necessari per proseguire il cammino, affrontare gli ostacoli economici successivi e quindi impostare almeno una programmazione minima?
Domenica, intanto, si è registrata la dura presa di posizione della Curva Nord. Gli ultras biancorossi hanno deciso di non seguire la squadra a Chieri, sfogando e spiegando il loro malcontento con un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook dei Blood Honour. Dicono «basta a ipocrisie e finto buonismo», alle prese per i fondelli e alle «promesse mai mantenute». Evidenziano come «il livello di sopportazione» sia stato superato riconducendo a ciò la scelta di non andare a Chieri.
Ricordando la loro presenza costante a fianco della squadra e i chilometri macinati per sostenerla, ora dicono basta perché stufi di «presidenti fantocci che promettono e proclamano rivoluzioni come salti di categoria in men che non si dica per poi rivelarsi degli impostori senza alcun rispetto per città e tifoseria». Il riferimento è al passato e al presente: «Dal Laurenza al Basile dei giorni nostri senza escludere nessuno!» scrivono. Le idee della Curva sono chiare: «Abbiamo bisogno di gente seria che capisca di calcio, non di fantomatici ultras (a quello ci pensiamo già noi) o pallanuotisti della mutua. Abbiamo bisogno di investitori seri e pronti a lavorare per i nostri colori, che non abbiano tempo di far proclami e promesse da burattini. Altrimenti - concludono - meglio sparire subito, senza aspettare, facendo i conti con la propria coscienza e non solo».
© Riproduzione Riservata