IL MISTER
Varese, Iacolino è un Lippi
Calcio: il nuovo mister biancorosso si racconta. «Ho imparato molto da Marcello quando allenavo la primavera della Juve».
«Un’organizzazione ci vuole, certo. Ma senza mettere la museruola alla fantasia dei giocatori di qualità». Salvatore Iacolino sintetizza in poche parole il suo concetto di calcio. Il nuovo allenatore del Varese, 7 promozioni in Lega Pro conquistate nelle ultime 13 stagioni, approda ai piedi del Sacro Monte con l’obiettivo di vincere. Per farlo porterà con sé un bagaglio d’esperienza enorme, accumulato durante una vita trascorsa nel calcio. Originario di Agrigento, è diventato prestissimo torinese di adozione. La Juve è stata la sua culla calcistica: all’età di dieci anni ha iniziato a vestire il bianconero facendo tutta la trafila giovanile; a 31 ha inaugurato l’avventura da tecnico partendo sempre dal vivaio della Signora. Che tipo di allenatore è? Chi lo conosce lo definisce come un mister solido, pratico, capace di dare equilibrio alle proprie squadre. Un tecnico che non cerca le bollicine ma che - ribadisce egli stesso - privilegia il talento: «Non va mai imbavagliato».
Tatticamente non è un integralista. Però ha idee precise. E difficilmente si schioda dalla difesa a quattro. Se gli si chiede da quale allenatore ha “rubacchiato” di più, rivendica la propria autonomia nell’impostazione delle squadre: «Si vedono tante partite, tanti giocatori, e ci si forma». Però evidenzia con piacere i nomi di chi gli ha lasciato qualcosa di importante. Parte da lontano, tornando alla fine degli anni Sessanta, quando giovane centrocampista della Primavera juventina riuscì a debuttare con i “grandi”. A credere in lui fu Ercole Rabitti, storico tecnico del vivaio bianconero (e poi del Torino) con licenza di escursioni nelle formazioni maggiori. Proprio in una di queste fece esordire in Serie A Iacolino. Che lo ricorda come «un grande uomo, un padre per me».
L’impronta maggiore gliel’ha comunque data Marcello Lippi, «sia tatticamente, sia nella gestione dello spogliatoio». Con lui ha lavorato a stretto contatto negli anni Novanta: l’ex c.t. azzurro guidava la prima squadra bianconera e per due estati consecutive volle che Iacolino, allora trainer della Primavera, lo seguisse in ritiro. L’intenzione era quella di trasmettere le sue metodologie di lavoro in modo tale che formazione maggiore e primo team giovanile avessero la stessa impostazione.
Il nuovo mister del Varese era alla guida della Primavera della Signora anche ai tempi di Giovanni Trapattoni: altra collaborazione costruttiva, altra occasione (sfruttata) per apprendere. Modi educati, riflessivo, difficilmente alza la voce. Ma chi è stato allenato da lui confessa che nello spogliatoio sa farsi sentire eccome. Pacatezza e fermezza, insomma. Delle sette promozioni conquistate ritiene quella appena ottenuta con il Cuneo come «la più difficile, perché c’erano almeno tre, quattro squadre più forti di noi e perché avevamo un organico corto». I pochi infortuni hanno dato una mano: «Siamo stati fortunati». Ma Iacolino ha impresso un timbro fondamentale: «Forse è la vittoria dove più ci ho messo del mio».
Ora ci riproverà col Varese, rassicurato dal club sull’allestimento di una rosa competitiva. «Se si vuole vincere - scandisce - serve una squadra forte».
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