IL PERSONAGGIO
«Varese, non mollare»
Trapattoni, flashback biancorosso e solidarietà. Lo storico mister a Orta per una serata benefica: «Bei ricordi nella città giardino»
Giovanni Trapattoni, la solidarietà, il Varese. Tutto in una sera. Sguardo vispo, parlantina frizzante, simpatia contagiosa, il Trap accoglie con piacere l’invito del Rotary Club di Orta San Giulio e si presenta puntuale (accompagnato dalla moglie) alla cena organizzata con lo scopo di raccogliere fondi per l’eradicazione della poliomelite in occasione della Giornata Mondiale della Polio Plus (martedì scorso).
Lo scenario è suggestivo: hotel San Rocco, in riva al lago d’Orta, di fronte all’isola di San Giulio. Tra i presenti c’è il dottor Giulio Clerici, medico sociale del Varese, sempre sensibile alle iniziative benefiche. È proprio lui, ad un certo punto, a porgere la sciarpa biancorossa a Trapattoni per una foto ricordo: «Certo che la facciamo la foto con la sciarpa, di Varese ho bellissimi ricordi» il sì affettuoso dell’ex ct. Ed ecco il clic, con la partecipazione di Mario Sgro, presidente del Rotary di Orta e della onlus Mosaico.
Trapattoni, del resto, ai piedi del Sacro Monte ha vissuto una porzione, seppur piccola, della sua carriera: «A Varese - ricorda - ho terminato la mia avventura da calciatore. Dopo quell’esperienza ho iniziato ad allenare». Era il 1972, i biancorossi militavano in serie B. Era la stagione in cui Silvio Papini, ancora oggi nello staff del club, giocava nell’allora De Martino biancorossa. «Quando mi allenavo con la prima squadra, a fine seduta ci fermavamo per divertirci un po’: calciavamo il pallone dal limite dell’area per colpire la traversa. Una volta riuscii anche a batterlo» ricorda sorridendo Papini a quarantacinque anni di distanza. Informato da Clerici sul momento difficile del Varese, Trapattoni ha voluto regalare un’iniezione di ottimismo: «Campionato negativo? Mai mollare, non è detta l’ultima parola».
Nel corso della serata il Trap ha spaziato su vari argomenti. Ha snocciolato aneddoti (compresa la sua marcatura vincente su Pelé nel 3-0 azzurro contro il Brasile del 1963); ha svelato retroscena legati alla lunga esperienza con la Juve («l’Avvocato mi telefonava alle cinque e mezza del mattino», «Platini era un genio»); ha paragonato il calcio di ieri a quello di oggi («le società avevano a cuore anche la crescita personale dei loro atleti e affiancavano agli allenamenti veri e propri momenti di formazione»). Infine un messaggio profondo: «La nostra società deve recuperare i valori per rendere più consapevoli i ragazzi distratti. Lo sport e il calcio danno la possibilità di aiutare gli altri, bisogna farlo».
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