IL PERSONAGGIO
«Varese? Parliamone»
Davide Galimberti, sindaco della Città Giardino, intervistato da Laura Balduzzi
Lunedì 5 settembre, ore 8.30.
Davide Galimberti, al suo 78° giorno da sindaco di Varese, trova un’ora per raccontarsi a Lombardia Oggi, un’ora faticosamente scavata tra i tantissimi appuntamenti dell’agenda gestita dalla solare segretaria Tiziana e dall’addetto stampa Mario Petitto. Le parole che registriamo più spesso in questa chiacchierata sono efficiente ed efficienza, insieme a dialogo: e in effetti sono questi i capisaldi del suo modo di intendere la politica. Sorride spesso, a dispetto dell’immagine un po’ “seriosa”a cui ci ha abituati, anche davanti ai fotografi che lo vogliono inquadrare nel suo studio, sul balcone della sala matrimoni, davanti alla fontana e in un angolo panoramico dei Giardini, come se fosse uno sposo speciale a Palazzo Estense. E in fondo lo è: dal 19 giugno, il giorno del ballottaggio che lo ha portato ad essere il primo cittadino di Varese a capo di uno schieramento di centro-sinistra, a casa ha trascorso una sola serata…
Sindaco, sua moglie Pamela in campagna elettorale è stata molto presente: la appoggia ancora?
«Sì, sulla scelta sicuramente, partecipa anche a numerose iniziative e incontri. Forse pensava che fosse un po’ meno impegnativo sotto l’aspetto del tempo, ma è impossibile ridurre, anzi in prospettiva dovrò aumentare».
Quante vacanze ha fatto quest’estate?
«Otto giorni in Sardegna ma sempre operativo tra mail e telefono. D’altro canto sarebbe stato impossibile staccare, soprattutto i primi tempi meritano un’attenzione h 24».
I suoi figli Stefano e Matteo, 7 e 6 anni, cosa dicono?
«Sono esaltatissimi, cerco di portarli alle iniziative a cui possono venire, per esempio domenica scorsa erano con me alla maratona dell’associazione Adiuvare a Lissago e si sono divertiti come dei matti. D’altro canto hanno sempre fatto il tifo per me, soprattutto il più piccolo: andava in giro a dire vota mio papà a chiunque, facendomi anche fare figure imbarazzanti».
Dicevano: vota mio papà che ci farà parchi giochi e campi da calcio: e adesso?
«Me lo chiedono in continuazione… Per me anche questo è un segnale abbastanza chiaro di come la gente si aspetta che l’amministrazione reagisca alle proprie richieste».
Lunedì 12settembre al suono della campanella dove sarà?
«Alla scuola primaria Foscolo ad accompagna i bambini a scuola, come ho sempre fatto: vanno in seconda e terza, non posso mancare».
La sua vita dal 19 giugno è cambiata totalmente: che cosa le manca di più del passato?
«Mi manca il fatto che prima il tempo lo gestivo esclusivamente io, oggi invece tutta la mia agenda è gestita da altri, mi ci sto abituando».
E che cosa le piace di più della sua nuova vita?
«Il costante contatto con le persone. Ovunque io incontri gente, quando vado a fare la spesa o in occasioni istituzionali, sento intorno una grande attenzione, un grande affetto intorno a questa fase e anche alla mia figura e questo ovviamente carica tantissimo».
Va a fare la spesa?Anche al Tigros del suo avversario politico Paolo Orrigoni?
«Sì quando ho tempo mi piace molto andare a fare la spesa. Giro tutti i supermercati, un tempo andavo anche al Tigros ma adesso quello vicino a casa mia l’hanno chiuso…».
Ha un buon rapporto con Orrigoni, che ora è consigliere di minoranza?
«Assolutamente sì. Lui e alcuni della sua lista hanno manifestato il desiderio di collaborare nell’interesse della città, ovviamente criticando quello che non dovesse essere corretto e in sintonia rispetto alle loro idee».
Ci racconta la sua giornata tipo?
«Sveglia alle 5 circa, caffè veloce, computer per un’oretta a scrivere alcune lettere risposte mail o esaminare qualche documento, colazione ai ragazzi perché quella è una cosa a cui tengo molto e che ho sempre fatto io, alle 7 esco e arrivo in comune alle 7.15. La vista sui Giardini Estensi dalla mia scrivania di sindaco è meravigliosa, mi ripaga da ogni fatica. Fino alle 9 organizzo la giornata, dopo ci sono gli incontri coi cittadini o le istituzioni, gli appuntamenti in comune o fuori. Pranzo spesso con due pacchetti di crackers. E la sera partecipo alle tante iniziative in città. Ma cerco di passare da casa anche solo mezz’ora. Vado a letto in genere tardi ma ho la fortuna di addormentarmi subito e bene».
Quanti caffè beve?
«Cinque o sei, ma tutti concentrati nella mattinata».
Ha rinunciato all’autista e usa la sua auto, che auto ha?
«Mi posso muovere benissimo da solo. In casa abbiamo due automobili: una Ford Kuga e una Renault Scenic, due normali macchine familiari».
Dove abita?
«In una casa a due piani tra Biumo e Valle Olona, nello stesso luogo dove sono cresciuto con i miei genitori».
Una delle sue innovazioni è il giovedì dedicato ai cittadini: dove finiscono le segnalazioni e le proposte che arrivano?
«Vengono smistate nei diversi uffici per intervenire, sono principalmente segnalazioni su manutenzioni, lavori, aspetti legati al sociale. Io in diretta, o al massimo il giorno successivo, chiedo aggiornamenti a chi di competenza».
Accoglie i cittadini ora che è all’inizio del suo mandato, per capire i bisogni, oppure continuerà?
«Continuerò fino al mio ultimo giorno da sindaco, ogni giovedì dalle 8 alle 19. Rispondo anche alle mail che vengono mandate a sindaco@comune.varese.it. E poi ho una pagina Facebook».
Lei ha compiuto 40 anni in campagna elettorale, un passaggio di età significativo: ha sentito una chiamata? In fondo lei prima non era una figura nota nell’agone politico varesino.
«Se mi avessero proposto di fare il parlamentare o un’altra carica istituzionale sicuramente non avrei accettato. Per il sindaco, anche in relazione alla mia esperienza professionale nel campo del diritto amministrativo e alla mia passione per la pubblica amministrazione, per renderla efficiente, penso di avere qualche elemento in più. La sto vivendo come una sorta di missione, tra virgolette, perché ci credo molto, credo che gli enti che sono più vicini ai cittadini debbano fare uno scatto in avanti per essere sempre più efficienti e ci sto già lavorando».
La sua idea di politica è molto alta, al servizio del cittadino. Sono già arrivate le prime critiche, polemiche, bagarre: come le vive?
«Con molta distanza, io sono abituato a far parlare i fatti, sono convinto che i cittadini sanno percepire il valore in funzione di quello che si fa e non di quello che si dice o si vocifera. Io in questi quasi 90 giorni penso di aver fatto una serie di cose che cono percepibili dai cittadini».
Allora facciamo un bilancio di questi primi 78 giorni.
«Sicuramente l’aver garantito il doposcuola a tutti i bambini la cosa più importante, aver implementato i finanziamenti per i servizi sociali per quelli meno fortunati di oltre 600mila euro. E poi la presentazione del progetto per il rilancio del comparto delle stazioni che ha già prodotto alcuni effetti positivi sia in termini di percezione e desiderio della città di fare squadra che in termini concreti perché molti si sono fatti avanti con la volontà di intervenire in quell’area.
Efficienza è una parola che le piace molto.
«L’elemento che più caratterizzerà la mia amministrazione sono sicuro che sarà quello dell’introduzione dell’efficienza e la velocizzazione dei tempi, non è un percorso che si f a dall’oggi al domani ma ci stiamo già lavorando, con un processo di riorganizzazione degli uffici della macchina comunale che spero a breve possa dare i frutti che tutti quanti si augurano».
Dicono che lei ascolti tutti e che però alla fine decide da solo.
«Sì è vero. Il sindaco è questo, quello che deve ascoltare, deve fare sintesi e poi deve decidere in tempi rapidi. Penso che sia l’unico modo per cercare di fare le cose. La politica deve essere tempestiva. La cosa importante è che prima di decidere io ascolto tutti, proprio tutti. Però poi decido».
Di che segno è?
«Ariete, non ci credo tanto. Però è vero che un po’ di cocciutaggine e testardaggine c’è, ed è vero che quando mi convinco di una cosa vado fino in fondo».
Il suo rapporto con la religione?
«Ho radici e convinzioni di centrosinistra ma sono cattolico, ho fatto tutto il percorso, dalla comunione alla professione di fede, e quando riesco la domenica vado a messa».
Aveva detto che il suo stipendio da sindaco lo avrebbero deciso gli elettori, conferma?
«Sì certo, ma dopo un periodo di attività che serva per valutare il mio operato. Tra un anno una parte del mo stipendio sarà sottoposta a un giudizio dei cittadini in base a quello che si è fatto. Gli uffici stanno già predisponendo il regolamento che stabilisca questo processo partecipativo, abbiamo avviato il percorso già nella prima giunta».
E dunque ora quanto guadagna?
«Circa 5.500 euro lordi».
Che ne è del suo studio di avvocato?
«Dopo il 19 giugno in studio sono andato due volte per pochi minuti, ho una serie di collaboratori che manderanno avanti il lavoro. Io faccio il sindaco a tempo pieno».
Lei ha frequentato il liceo classico Cairoli: una scuola che lascia il segno: anche per lei è così?
«Assolutamente sì. Ero in C con la professoressa Anna Bonomi. Forse perché Varese è una città di provincia, sono molto legato ai luoghi dove ho studiato. Mi sono laureato all’Università dell’Insubria, dove ho fatto anche un dottorato in diritto amministrativo, materia che oggi insegno all’Insubria come professore a contratto: questo continuerò a farlo anche da sindaco perché mi apre una finestra importante sulla città e sui giovani».
Fa sport?
«Lo facevo. Fino a 23 anni ho giocato a calcio in squadre varesine che purtroppo non ci sono più: il Sant’Ambrogio, la Rasa, la Cassiopea. Ogni anno a settembre penso di dovermi iscrivere in una palestra e non lo faccio. Quest’anno non ci penso nemmeno… Devo dire però che già fare il sindaco è una bella attività fisica».
Che musica ascolta?
«Jovanotti, sono un ragazzo fortunato».
Che libri legge?
«Saggi legati all’amministrazione».
E al cinema?
«Ci vado poco e quando vado porto i miei figli. Ora ci attende L’era glaciale».
Il suo luogo preferito a Varese?
«Il Sacro Monte, come per tanti varesini: guardando Varese da lassù si viene ripagati dai pensieri della vita quotidiana».
Come va con la giunta?
«Bene, siamo una grande squadra molto affiatata, abbiamo un gruppo Whatsapp per essere rapidi nelle decisioni. Siamo una squadra vera ».
Il suo uomo politico di riferimento?
«A me sono sempre piaciuti gli uomini che hanno manifestato un grande senso delle istituzioni e quindi alcuni presidenti della Repubblica: Ciampi, Napolitano e Mattarella ».
Il suo sogno per Varese?
«Che possa ritornare ad essere una grande città, che sia un esempio per l’intero paese e l’Europa, che torni a primeggiare come un tempo: qui è stata costruita la prima autostrada e sono nate industrie importanti. Io oggi credo molto nel turismo. E sul fronte della produzione, penso che Varese si debba legare a quello che sta accadendo sull’area di Expo: quel grande polo scientifico non può non avere degli effetti anche sulla nostra città».
Crede nella fortuna o nel destino?
«Sicuramente penso che un pizzico di fortuna sia fondamentale, però anche il destino… Qualcuno dice che fin dall’inizio pensava che sarei arrivato in questo bellissimo palazzo. Voglio credere che sia stato anche un po’ il mio destino.
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