RICCARDO NEI GUAI
Bossi jr di nuovo imputato
«Non ha pagato la benzina». Pieni per 1.300 euro: accusa di appropriazione indebita
Torna in tribunale Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Umberto, e il problema è sempre lo stesso: l’accusa è infatti quella di aver comprato qualcosa - in questo caso benzina per il suo bolide, una Audi RS4 - rinviando il pagamento più volte e alla fine senza versare un euro. Nel processo appena iniziato davanti al giudice monocratico il capo d’imputazione parla del reato di appropriazione indebita commesso tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, e Riccardo Bossi è difeso, come già accaduto in passato, da un avvocato d’ufficio, Giovanni Caliendo. Sempre in base alla contestazione della Procura, il figlio del Senatùr si sarebbe appropriato di una dozzina di pieni di benzina, per un valore superiore ai 1.300 euro, ai danni di un benzinaio di Buguggiate. E la prima udienza si è svolta senza sorprese, con i consueti passaggi che aprono il dibattimento. Quindi un rinvio di un paio di mesi.
Anche in questa vicenda Riccardo Bossi avrebbe seguito il “copione” già emerso in altri processi simili (in un altro celebrato a Varese era stato condannato lo scorso novembre a nove mesi di carcere per truffa e insolvenza fraudolenta). Arrivo alla stazione di servizio e pieno come un automobilista qualsiasi. Poi, al momento di pagare, almeno secondo la denuncia del benzinaio e l’indagine della Procura, una scusa: «Non mi funziona il bancomat, appena me lo sbloccano, torno a regolare». Quindi il ritorno, a serbatoio vuoto, e la ripetizione degli stessi passaggi, magari infilando nel discorso anche papà Umberto, a garanzia del fatto che prima o poi il conto, sempre più alto con il passare del tempo, sarebbe stato pagato. Cosa che nella realtà non è mai avvenuta.
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