SERIE D
Varese scatta, la Pro s'arena
Mentre continua a incontrare i potenziali investitori (martedì Trainito) Attilio Fontana ha già presentato richiesta d'iscrizione al campionato. Sul fronte Busto, invece, frena la trattativa Vavassori-Testa e il patròn annuncia: "Vado avanti io"
Il Varese scatta in avanti grazie all'iniziativa di Attilio Fontana che ha già presentato richiesta d'iscrizione alla serie D, passi indietro sul fronte Pro Patria dopo le parole di Vavassori che accusa Patrizia Testa di essersi tirata indietro (notizia smentita dalla diretta interessata). Giornata contraddittoria per le due grandi "malate" del calcio varesino.
Il sindaco Attilio Fontana ha giocato d’anticipo, compiendo un passo ufficiale in attesa che il nuovo Varese prenda forma nella concretezza: appoggiandosi all’articolo 52 comma 10 delle Norme organizzative interne federali, una sorta di paracadute per le città che scompaiono dal panorama dal calcio professionistico, ha chiesto alla Figc l’ammissione in Serie D di un club che rappresenti la città di Varese. Nel documento sono state sottolineate sia l’importanza della storia del calcio varesino, ricordando i trascorsi in Serie A e i recenti campionati di B, sia l’affidabilità economica delle soluzioni in ballo per la costituzione del nuovo sodalizio. «Mi sono portato avanti» dice Fontana, aggiungendo di aver ricevuto rassicurazioni malgrado il ritardo e nonostante il nuovo Varese non sia ancora nato. Ciò non significa che non occorra fare in fretta: partire alla svelta sarebbe importante per molteplici ragioni. Ecco perché la speranza è che si arrivi finalmente al dunque giovedì 23, quando - convocati dal sindaco - si riuniranno a Palazzo Estense gli imprenditori (in buona parte del territorio) che formano la cordata intenzionata ad avviare la rinascita biancorossa. Claudio Milanese, Paolo Orrigoni e Paolo Maccecchini sono i nomi filtrati. Ma ne esistono altri. In lizza c’è anche l’imprenditore dell’Alto Milanese rappresentato dall’avvocato varesino Eugenio Piccolo. In più si è fatto avanti un potenziale investitore dell’Alto Varesotto. Senza scordare l’uomo vicino a Ricky Sogliano. E martedì Fontana ha ricevuto Massimo Trainito: «la mia proposta è autonoma e indipendente - spiega l'uomo che ha tentato di salvare in extremis l'iscrizione alla Lega Pro - rispetto a quella avanzata dal gruppo di investitori del territorio. Spiega di essere «pronto con due soci a prendere in mano la situazione» (l’architetto Paolo Maschisciana e l’avvocato Riccardo Lana n.d.r.). Questione di 24 ore, poi la situazione si chiarirà.
Sul fronte Pro Patria, è invece caos. Patrizia Testa, l’immobiliarista bustese che con un gruppo di amici sta provando ad acquistare la società, martedì era in attesa di una risposta alle sue richieste per perfezionare l’operazione. A sorpresa, invece, ha scoperto che l’interlocutore e proprietario del club Pietro Vavassori aveva deciso di rompere la trattativa, di comunicarglielo via stampa, di annunciare la volontà di provvedere di persona ad onorare il conto per formalizzare l’iscrizione alla prossima serie D: cosa che avrebbe già in giornata. Ha pagato, sceglierà lo staff tecnico (gira voce che l’allenatore sarà Paolo Tomasoni) e societario (per il ds si fa il nome di Alessandro Merlin), rimarrà insomma il titolare di quella squadra che non voleva più e che aveva (pure quest’anno) annunciato di voler far morire se qualcuno non avesse rilevato le quote azionarie. Quel qualcuno in realtà è arrivato, ma forse invano. «Le uniche richieste fatte una volta che ci siamo accordati sulla cifra per la cessione - rivela la stessa Testa - erano quelle di conoscere nel dettaglio i conti e i contratti in essere, nonché di poter gestire fin da subito la struttura tecnica, lasciando a Vavassori un ruolo formale per consentirgli di sistemare le situazioni del passato». Così, via mail, il suo legale aveva spedito l’offerta: «In pratica - continua - ho fatto dire che noi non ce la sentivamo di comprare a scatola chiusa, senza vedere le carte, quindi avremmo accettato di entrare in società con l’uno per cento e di firmare un impegno irrevocabile di acquisto una volta che lui avesse sistemato le sue cose, ma con la prerogativa di scegliere noi chi avrebbe gestito operativamente il club sportivo». Una missiva che per il patron è sembrata come un ritiro, un’indisponibilità a comprendere le sue esigenze, quindi una mancanza di fiducia nel fatto che lui avrebbe onorato le pendenze. «Ma io non mi sono ritirata, né le persone che sono al mio fianco - dice ancora Testa - perché il giorno che capitasse sarei la prima a comunicarlo». A questo punto bisogna però capire se ci sia ancora un margine per ricucire lo strappo, se cioè il proprietario sia fermamente convinto a restare padrone dell’universo tigrotto ponendo condizioni che di fatto rendono la società incedibile. Se non a costo di fare obiettivamente un salto nel vuoto.
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