Ue-Turchia
Vertice Ue-Turchia su rifugiati, pesano arresti giornalisti, Siria
I leader Ue cercheranno di calmare tensioni tra Ankara e Mosca
Bruxelles, 28 nov. (askanews) - Il vertice Ue-Turchia che si svolge domenica pomeriggio a Bruxelles (per l'Italia parteciperà il premier Matteo Renzi) doveva essere relativamente semplice e tranquillo, con un'agenda corta e ben focalizzata, messa a punto dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: si doveva prendere atto dell'approvazione da parte di Ankara del piano comune d'azione proposto dall'Ue il 15 ottobre scorso, con un finanziamento pari a 3 miliardi di euro, varato dalla Commissione europea il 24 novembre (lo "Strumento per i rifugiati a favore della Turchia"), volto a identificare e trattenere, rispettandone pienamente i diritti, i rifugiati che arrivano in Turchia con l'intenzione di raggiungere l'Europa.
Il precipitare degli eventi negli ultimi giorni ha però complicato molto il contesto in cui si svolge il summit: innanzi tutto gli attentati di Parigi; poi l'incidente dell'aereo russo impegnato nei bombardamenti in Siria e abbattuto dai turchi per aver violato, secondo le accuse, il loro spazio aereo.
Infine, l'arresto, giovedì in Turchia, con la minaccia di pene pesantissime per divulgazione di segreto di Stato, di due prominenti giornalisti che avevano indagato sul presunto coinvolgimento dell'intelligence di Ankara in un traffico di armi con i ribelli turcomanni anti Assad in Siria. Un ulteriore elemento di "preoccupazione" per gli europei, come ha detto la portavoce dell'Alto rappresentante per la Politica estera comune, Federica Mogherini, che ha ricordato "l'importanza fondamentale della libertà d'espressione" per l'Ue. L'episodio è stato anche aspramente criticato dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Oggi i due giornalisti, Can Dundar ed Erdem Gul, hanno inviato da carcere una lettera ai leader Ue chiedendo loro di non transigere sulla libertà d'espressione in Turchia in cambio di una sistemazione della questione rifugiati. "La volontà di risolvere la crisi dei migranti non pregiudichi il vostro impegno per i diritti umani, per la libertà di stampa e di espressione, che sono valori fondamentali del mondo occidentale", hanno scritto da carcere di Silivri.
A seguito degli attentati di Parigi, Francia, Stati Uniti e Russia stanno preparando una forte intensificazione dell'attività militare della coalizione internazionale anti Daesh (il cosiddetto Stato islamico, o Isis). Della coalizione, la Turchia è un elemento chiave, dal punto di vista geopolitico, ma riluttante. Ankara non vuole favorire né i curdi, né l'odiato regime siriano di Assad, che si scontrano sul terreno con i jihadisti dell'Isis, e vorrebbe invece appoggiare i turkmeni di al-Nusra, che combattono fieramente Assad e sono per questo bombardati dagli aerei russi. Non faranno sicuramente piacere alle autorità di Ankara (che saranno rappresentate a Bruxelles dal primo ministro Ahmet Davutoglu) le pressioni degli europei per abbandonare ogni ambiguità e sostenere pienamente l'azione contro Daesh di tutti gli alleati della coalizione.
E' prevedibile che i leader dell'Ue cerchino soprattutto di allentare la tensione fra la Turchia e la Russia (la "de-escalation" che sostiene fortemente il governo italiano), magari proponendosi come mediatori o promotori per un incontro al vertice che potrebbe svolgersi già lunedì a margine della Cop 21, la conferenza Onu sul clima di Parigi.
Quanto al contenuto ufficiale dell'agenda, si tratta di un chiarissimo "do ut des": l'Ue promette appoggio politico e finanziamenti ad Ankara affinché i rifugiati bisognosi di protezione temporanea - soprattutto i siriani in fuga dalla guerra civile e dall'Isis - restino in campi profughi ben gestiti in Turchia, con un'assistenza umanitaria "immediata e costante", e non entrino nell'Ue, in modo che si possa arginare o magari arrestare del tutto il flusso della "rotta balcanica". In più, gli europei si impegnano ad accelerare il processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che vogliono recarsi nell'Ue, e a rilanciare (in inglese, il termine utilizzato è "ridare energia") i negoziati di adesione di Ankara all'Unione, bloccato da anni a causa soprattutto dell'opposizione cipriota.
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