L’INCHIESTA
«Voglio rivedere i miei figli»
L’infermiera accusata di omicidio chiede di riabbracciare le sue due creature. E il suo avvocato chiede una perizia
Laura Taroni e la sua voglia di uccidere, il suo desiderio, come fosse un vampiro, di prendere la vita di qualcuno per alimentare se stessa.
Ma anche Laura, la mamma che, dal carcere di Como dov’è detenuta, chiede di vedere i suoi due figli.
L’avvocata Monica Alberti prende tempo e pensa a come gestire queste due urgenze: quella della madre i cui due figli - già orfani di quel padre che la mamma è accusata di aver assassinato - sono ora ospiti di una struttura protetta; e quella dell’infermiera killer la cui psiche pare da indagare, come confermano le cure cui la donna era da tempo sottoposta, non senza l’ausilio di psicofarmaci.
Per questo nei giorni scorsi, l’avvocata ha chiesto la perizia di parte, nominando come consulente Nicola Poloni.
Laura potrebbe soffrire di disturbi personologici tali da inficiarne la capacità di intendere e volere.
Le accuse che Procura e carabinieri di Saronno muovono contro di lei sono pesanti: si parla dell’omicidio del marito Massimo Guerra, in concorso con l’amante medico Leonardo Cazzaniga, ma anche di quello della madre, Maria Rita Clerici, il cui decesso è ancora al vaglio degli inquirenti. E poi di quello del suocero, il padre di Guerra, dell’idea di eliminare altri personaggi scomodi della famiglia.
E sempre con la modalità del delitto perfetto, quello farmacologico. Nelle intercettazioni con Cazzaniga, l’infermiera riflette anche alla luce dei suoi colloqui con la psicologa.
«Però non penso sia normale eh, perché loro dicono che quella che è da tenere a bada è la mia aggressività. Quindi io sono un’aggressiva, ho capito che sono un’aggressiva, ma non solo. Perché la mia aggressività viene fuori nel momento in cui io sono... quando sono down potrei uccidere veramente, cioè, devi stare attento veramente tanto, perché l’idea dell’Entumin mi è venuta quel giorno…».
La possibilità del ricorso a una perizia psichiatrica era insomma ipotizzabile. Nel frattempo Leonardo Cazzaniga si sta confrontando con i suoi nuovi legali del foro di Brescia.
«Non siamo abituati a fare i processi sulla stampa, ciò che abbiamo da dire lo diremo in aula», commenta Elio Buffoli, rimarcando la questione della poco gradita fuga di notizie.
Al momento quindi non si sa se presenterà ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del suo assistito, che risponde dell’omicidio di quattro pazienti condotti alla morte con l’ormai famigerato Protocollo Cazzaniga e del concorso nell’omicidio di Guerra.
E non è stata neppure fissata l’udienza per l’opposizione alla decisione del gip Luca Labiancadi lasciare l’ex primario Nicola Scoppetta a piede libero.
«Non ho nulla da dire», risponde con ferma gentilezza l’indagato. Intanto tutti i talk show si occupano del caso. La sera di ieri, venerdì 9 dicembre, è toccato a Quarto Grado ma nei giorni scorsi l’inchiesta è stata trattata anche a Porta a Porta.
Nel frattempo è stato nominato il nuovo direttore del presidio ospedaliero saronnese: è Francesco Rossitto.
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