L'UDIENZA
Pedemontana, battaglia in Tribunale
Secondo i pm la società è insolvente: "I costi superano di gran lungo i ricavi". Il legale di Apl: "Richiesta di fallimento totalmente infondata"
Pedemontana? «Una società insolvente». I conti? «Non sono in equilibrio». I costi? «Superano di gran lunga i ricavi e, perciò, sarà impossibile far fronte al fabbisogno finanziario necessario per la realizzazione del collegamento autostradale tra le province di Varese e Bergamo».
Così, si potrebbero sintetizzare le argomentazioni dei pm di Milano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, che lunedì 24 hanno ribadito davanti al giudice del Tribunale fallimentare del capoluogo lombardo Guido Macripò la propria richiesta di fallimento per Apl (acronimo per Autostrada Pedemontana Lombarda), la società controllata al 78% da Milano-Serravalle.
A detta dei magistrati milanesi, l’80% delle risorse pubbliche a disposizione per la realizzazione dell’intera opera sono state già utilizzate. All’incirca 800 milioni di 1,2 miliardi. Se è vero che per concludere la Pedemontana servono almeno altri 3 miliardi, è altrettanto vero che l’ultimo tentativo di ricapitalizzazione è andato a vuoto.
Apl, presente in aula con il direttore generale Giuseppe Sambo, ha ribadito con una memoria di una settantina di pagine di avere una dotazione di liquidità più che adeguata per fare fronte ai propri impegni (debiti inclusi). Secondo il legale di Autostrada Pedemontana Lombarda, l’avvocato Luigi Arturo Bianchi, invece «l’insolvenza della società non esiste» e lo dimostra l’assenza di richieste da parte dei creditori. La richiesta di fallimento della Procura sarebbe perciò «totalmente infondata».
Dopo le repliche dei pm, che il 21 agosto presenteranno le proprie osservazioni alla memoria di Pedemontana, e le controrepliche della difesa, in calendario il 5 settembre, il procedimento è stato rinviato all’11 settembre.
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