LA TRATTATIVA
Zucchi, 230 esuberi
I vertici aziendali scoprono le carte, coinvolto oltre un terzo dei dipendenti. I sindacati non ci stanno: chiesti i contratti di solidarietà
Che il gruppo Zucchi abbia bisogno di un serio piano industriale e di riorganizzazione per riportare i conti al pareggio e tornare ad essere una azienda sana a tutti gli effetti è fuor di dubbio. Certo è che i sacrifici chiesti al personale non sono di poco conto. Lo si è capito ieri, durante l’incontro tra top management aziendale e rappresentanti sindacali. Per la prima volta sono stati forniti i numeri ufficiali e non si è andati troppo lontani dai rumors che si erano susseguiti in questi giorni e che parlavano di esuberi pari a circa un terzo del personale totale. Così è. Su un totale di 600 dipendenti diretti, infatti, l’azienda ha annunciato di aver calcolato 230 esuberi.
Un numero che non ha di fatto sorpreso i rappresentati dei lavoratori seduti al tavolo, Giovanni Sartini (Cgil), Luigi Cannarozzo (Cisl) e Massimo Mazza (Uil). Immediato il no ai licenziamenti e altrettanto istantanea la controproposta: applicazione dei contratti di solidarietà alla scadenza della cassa integrazione, fissata per fine agosto. L’azienda non ha escluso a priori questa possibilità e si è dimostrata aperta al dialogo.
«Noi abbiamo avviato un confronto - spiega Sartini - e giudichiamo positiva l’apertura dell’azienda sul fronte dei contratti di solidarietà. Ora apriremo una trattativa che entrerà nel merito». La conferma dell’apertura aziendale viene anche dal direttore generale Stefano Crespi: «Siamo disponibili a valutare l’applicazione di ammortizzatori sociali che riducano ovviamente al minimo l’impatto sociale della nostra riorganizzazione aziendale».
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