IL DELITTO DI CASBENO
Il padre di Manfrinati: «Il bambino la vera vittima»
Volto tirato, frasi ripetute: «Mio figlio non è un pazzo, mi pare impossibile che sia stato un gesto premeditato»
Ha il volto tirato, cupo. Si vede in penombra. E’ dietro la finestra, al piano terra della villetta in via Val Gardena, una traversa di viale Stelvio a Busto Arsizio. “Dica?”. Appare così il padre di Marco Manfrinati, Giuliano, l’uomo che ha ferito gravemente la moglie, Lavinia Limido, e ucciso il suocero Fabio Limido. Poca la voglia di parlare. «Cosa volete che dica? Non vorrei dire niente. Anche perché siamo in attesa dell’interrogatorio di garanzia».
IL PENSIERO AL NIPOTE
Aggiunge: “Il pensiero va a mio nipote, l’unica vera vittima”. E ancora: “Cosa devo dire? Una tragedia simile non si può commentare. Richiede silenzio”. La sua voce è ferma. E allo stesso tempo scossa, ma non tradisce esitazione. “Vorrei essere più gentile” ripete inserendo la frase nel discorso parecchie volte. Vorrebbe che non venissero travisate o male interpretate le sue parole. “Noi davvero non possiamo sapere cosa è accaduto. Io non lo so, non c’ero”. Si trincera come vuole la logica dietro alle affermazioni del legale di fiducia. “Bisogna essere cauti, vedere gli atti. E finché non ci sarà l’interrogatorio di garanzia non possiamo dire assolutamente nulla”.
«MIO FIGLIO NON è UN PAZZO»
Inevitabile affrontare il tema del figlio Marco: “Mio figlio non è un pazzo. Non è folle. È un uomo intelligente. Basti pensare che si è laureato con il massimo dei voti, in tempi molto brevi. Ha passato l’esame di stato da avvocato al primo tentativo. E oltre al russo parla altre tre lingue”, afferma tratteggiando la figura del figlio. “L’unica cosa che mi sento di dire in questo momento e di cui appunto non mi capacito è legata alla premeditazione. Mi pare impossibile che sia stato un gesto premeditato. Vorrei capire cosa è successo ma per il momento non è ancora possibile” afferma per poi sottolineare: «Bisogna che l’avvocato abbia accesso agli atti, per ora non sappiamo nulla».
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