GIRO DI VITE
A Busto Arsizio è guerra ai piccioni
Scatta il divieto di alimentarli e l’obbligo di chiudere pertugi adatti ai nidi

Il Comune di Busto dichiara guerra ai piccioni. Un’ordinanza firmata dal sindaco Emanuele Antonelli stabilisce il divieto di alimentare i colombi urbani su tutto il territorio cittadino, pena una sanzione pecuniaria da 25 a 250 euro.
La presenza di questi animali, si legge nell’ordinanza, rappresenta un rischio, in quanto potenziali portatori di malattie infettive e di parassiti. Inoltre, la loro diffusione crea «degrado e problemi di decoro urbano dovuti all’imbrattamento di marciapiedi, strade e superfici», determinando «onerose spese di manutenzione, pulizia, disinfezione e disinfestazione». Il provvedimento è stato assunto anche su consiglio di Ats Insubria.
L’ordinanza non prescrive solo il divieto di dar da mangiare ai colombi: infatti, i proprietari e gli amministratori di edifici su cui stazionano e nidificano i piccioni devono garantire il ripristino delle condizioni igienico sanitarie, disinfestando le superfici, rimuovendo il guano e le eventuali carcasse e chiudendo ogni luogo utile alla nidificazione dei piccioni, murando cavità cieche e finestrelle. In questo caso l’inadempienza è punita in maniera più severa, con multe che vanno da 250 a 500 euro.
Proprio l’obbligo di chiudere le fessure adatte alla nidificazione dei piccioni viene severamente bocciato dalle associazioni animaliste. «Molto spesso, quando vengono eseguiti questi lavori, i piccioni rimangono imprigionati – avverte Francesco Caci, responsabile provinciale della Lav (Lega Anti Vivisezione) -. Noi siamo stati chiamati parecchie volte anche a Busto. I piccioni più grandi magari riescono anche a scappare, ma i piccolini restano intrappolati nei sottotetti. L’esecuzione di quest’ordinanza può potenzialmente portare alla morte di molti colombi».
Anche la prima parte del provvedimento, quella che vieta di alimentare gli animali, non convince il referente della Lav: «Proibire di dar da mangiare non è la soluzione adeguata – sottolinea Caci -. Sarebbe molto più opportuno importare un modello già applicato ad Augsburg e altre città tedesche. Il metodo consiste nella realizzazione di vere e proprie colombaie organizzate, da creare nelle aree di maggior stazionamento dei piccioni. Generalmente si utilizza un edificio abbandonato, all’interno del quale si costruisce la colombaia, formata dalle cellette: in questo modo – spiega Caci – i piccioni girano molto meno, vengono alimentati in maniera adeguata (di conseguenza sono anche più sani) e ogni volta che depongono le uova, queste vengono sostituite da delle uova di plastica (di modo che il piccione continui a covare ma senza prolificare, ndr). È un sistema molto serio. L’unico problema è trovare qualcuno che se ne occupi in maniera continuativa».
Caci conclude chiedendo al sindaco di emanare un’ordinanza che vieti l’usanza, ancora in voga, di lanciare due colombe bianche in occasione dei matrimoni. «Ne abbiamo recuperate diverse che sono morte di fame» rivela il responsabile provinciale della Lav.
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