PESCA SPORTIVA
A Parabiago il terrore delle trote
Per la seconda volta Filippo Barile è campione nazionale

«Quando i pesci mi vedono, iniziano a tremare». Così si presenta scherzosamente il parabiaghese Filippo Barile che nei giorni scorsi ha conseguito per la seconda volta il titolo di campione italiano di pesca alla trota, aggiudicandosi il podio più prestigioso sbaragliando gli avversari in un’avvincente sfida “all’ultimo piombo” svoltasi al lago di Loppiano, in provincia di Firenze.
Dopo il trionfo a Teramo del 2015, Barile dunque, che vanta un palmares di tutto rispetto tra cui l’aver vinto i campionati provinciali per cinque anni di seguito, ha riportato in città la medaglia più prestigiosa nella categoria veterani, riuscendo a pescare in pochi minuti la bellezza di 49 trote.
Vera passione
Una vera e propria passione per la pesca quella di Barile, nata quarant’anni fa per caso, quando un collega di lavoro lo invitò a provare: «Da allora non ho più smesso – racconta il campione, classe 1952, tesserato alla Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, per la società sportiva Cannisti Lainatesi. Da gennaio a dicembre, dove ci sono laghi, fiumi, torrenti e il mare, ci sono io. Pesco di tutto ma ho una particolare predilezione per la trota».
Esperienza, attenta analisi della temperatura dell’acqua, preciso calcolo del peso dei piombi da utilizzare a seconda delle abitudini del pesce e delle condizioni ambientali, determinazione, concentrazione e un’infinita passione sono i segreti del suo successo.
Una passione che è stata condivisa anche da tutta la famiglia. Sin da piccoli infatti i figli Leandro e Nicoletta hanno ereditato da papà Filippo, ora nonno di quattro nipotine, la dedizione e l’abilità nella pesca, ottenendo ottimi risultati, tra cui un Campionato italiano nel 2014 conquistato da Leandro.
Il segreto è la compagnia
Fedele compagna di tante avventure la moglie Anna: «Sei anni di fidanzamento e 34 di matrimonio - racconta- passati a seguirlo e a sostenerlo nella sua passione. Se avesse trovato un’altra invece che me – aggiunge con ironia- a quest’ora sarebbe già scappata. Del resto, visto che non ha mai sacrificato la sua famiglia in nome della pesca, perché avrei dovuto privarlo di praticare uno sport che gli piace così tanto? Meglio saperlo al laghetto che chiuso tutto il giorno in un bar ».
«Andare a pesca – le fa eco il marito- significa anche stare all’aria aperta, incontrare tante persone, nuovi e vecchi amici, stare in compagnia. Però, quando sono in gara, non ce n’è per nessuno».
Il segreto di Filippo insomma è questo: la pesca è relax, buona compagnia, mangiate con gli amici e passare del tempo all’aria aperta. Ma quando scatta il cronometro il parabiaghese si trasforma, ed è lì che i pesci cominciano a tremare: se una trota non gira al largo, il suo destino è segnato.
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