ANIMALI
Accumulatori di cani e gatti. Una patologia allarmante

Sono accumulatori seriali di animali, riempiono la casa di gatti o cani fino a rendere l’appartamento invivibile e la vita impossibile anche agli animali che vorrebbero aiutare ma che finiscono per non potere più accudire. Si chiama animal hoarding, ovvero l’ossessione di accumulare animali fino a non riuscire più a mantenerli e spie di un disordine mentale, e a Roma se ne sono contano già tre casi.
Una patologia nuova ma anche pericolosa che finisce per gettare nel degrado la persona che crede così di aiutare i randagi e mettere in pericolo decine e decine di cani e gatti. A lanciare l’allarme Antonio Colonna dell’associazione Zoo Crime che auspica un coinvolgimento delle istituzioni e una legge che aiuti animali ma anche persone con una evidente patologia.
La compulsività ad accumulare animali come fossero oggetti porta alle scene agghiaccianti che i volontari entrati negli appartamenti delle tre persone coinvolte a Roma si sono trovati di fronte: animali morti di fame, spesso gatti ma anche cani, carcasse, escrementi. «Persone che dicono di amare gli animali ma sono in realtà deluse dalla vita e sfogano il loro amore ossessivo e malato verso cani e gatti», spiega Colonna
Era l’aprile del 2017, ma la vicenda era nota da anni, quando la storia della «killer dei gatti» di Lavinio a Roma approda sui giornali. Nel quartiere di San Giovanni quella che sembrava una leggenda metropolitana diventa improvvisamente una realtà: dopo la perquisizione dell’appartamento disposta dalla Procura di Roma Colonna trova «gatti morti e mummificati e 16 tonnellate di rifiuti: anche in questo caso esistevano una ordinanza del Comune di Roma e una determina dirigenziale che disponevano l’ingresso da parte delle Autorità ma con la scusa che mancavano i soldi per lo sgombero, nessuno era mai intervenuto».
Ad aprile di quest’anno a Tivoli, «abbiamo trovato una quarantina di gatti stipati in una soffitta in gravi condizioni di detenzione, mentre altri erano in una cantina buia dove partorivano di continuo. Ho scritto alla Procura di Tivoli che ha delegati i carabinieri: non hanno riscontrato anomalie. Successivamente sono venuto a sapere che il proprietario della casa era stato ricoverato con Tso e che nessuno si era occupato degli animali, causando la morte di tanti gatti. Ho mandato dei volontari sul posto per catturare quelli rimasti e abbiamo trovato una situazione drammatica, con cadaveri di gatti sulla strada e nei prati circostanti».
L’ultimo caso del 24 giugno 2018 riguarda una donna anziana che in un condominio di via Parocchi «deteneva 50 gatti in condizioni drammatiche - racconta l’animalista - animali che sono stati sequestrati. La donna viveva in precarie condizioni igienico sanitarie e gli animali erano privi di adeguato cibo e chiusi in 2 stanze da almeno 3 anni».
«In tutti e 3 i casi - sottolinea Colonna - i responsabili sono indagati presso le vari Procure per il delitto di maltrattamento e uccisione di animali. Assistiamo all’indifferenza delle Istituzioni, delle Asl che si dovrebbero anche occupare di persone in difficoltà, dei Dsm, di noti enti animalisti. Ci sono pochi gattili e stracolmi, volontari in costante emergenza pieni di animali abbandonati in casa. Tutto questo si traduce in sofferenza per migliaia di animali».
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