TRIBUNALE
Sacerdote diffamato: condannata avvocatessa varesina
Multa e risarcimento: la donna inviò una lettera in Curia sostenendo che il prete avesse una relazione e con una vedova e convivesse con lei e la figlia minorenne

Si è concluso oggi, lunedì 2 dicembre, con una sentenza di condanna il processo per diffamazione che vedeva imputata un’avvocatessa varesina. Il Giudice di Pace ha inflitto una multa di 1.000 euro, come richiesto dal Pubblico Ministero, oltre a disporre un risarcimento provvisionale di 3.000 euro a favore del sacerdote vittima delle accuse, e di 1.000 euro ciascuno per una vedova e sua figlia, anche loro coinvolte nella vicenda.
LA LETTERA ALLA CURIA
I fatti risalgono a qualche anno fa, quando l’avvocatessa aveva scritto una lettera indirizzata alla Curia accusando un noto sacerdote di intrattenere una relazione sentimentale con la vedova, convivendo con lei e con la figlia minorenne di quest'ultima. Le accuse erano pesanti: nella missiva, il sacerdote veniva paragonato a preti pedofili, e si insinuava che la giovane fosse addirittura sua figlia.
La reazione delle vittime fu immediata: assistite dall’avvocato Daniele Pizzi (oggi sostituito dall’avvocato Bartolomeo Catalano) presentarono una querela alla Procura. Per confutare ogni dubbio, la vedova e sua figlia si sottoposero anche al test del Dna, dimostrando l’infondatezza delle affermazioni contenute nella lettera.
DUE ANNI DI PROCESSO
Dopo due anni di processo, durante i quali l’imputata è stata difesa dall’avvocato Mauro Pagani e numerosi testimoni sono stati ascoltati in aula, il giudice ha emesso oggi la sentenza, ponendo fine a una vicenda giudiziaria che ha avuto pesanti ripercussioni personali e professionali.
IL COMMENTO DEL SACERDOTE
«Questi sono stati anni di grande sofferenza - ha commentato il sacerdote visibilmente commosso al termine dell’udienza -. Ho dovuto lasciare il ruolo ecclesiale che ricoprivo e trasferirmi altrove affinché il processo si svolgesse in serenità. Finalmente è stato accertato che si trattava di diffamazioni prive di fondamento. Ringrazio l’avvocato Daniele Pizzi per il lavoro svolto, che ha permesso di ristabilire la verità. Stavo semplicemente svolgendo il mio ministero, aiutando una famiglia che aveva subito una tragica perdita». Non è escluso che la vicenda possa riapprodare in Tribunale, sia per un eventuale processo di appello, sia per la causa civile finalizzata alla quantificazione definitiva dei danni.
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