IL LUTTO
L’ultima corsa di Marelli, l’uomo della F1
Il gallaratese è morto ieri a 84 anni. Partì dalla Ferrari

Addio a Giovanni Marelli. Gallaratese doc era l’uomo della Formula 1 e della Ferrari in particolare, dei motori da gara in generale. E’ morto ieri, giovedì 10 ottobre, aveva 84 anni. Legatissimo alla sua città, per quanto la professione di ingegnere meccanico lo abbia portato in giro per il mondo, discendeva da una famiglia di industriali del settore tessile con aziende a Gallarate, Milano e Bergamo. Lascia la moglie Fiorella e il figlio Marco con Silvia e l’amata nipote Anna. Domani (ore 14), nella basilica di Santa Maria Assunta, ne verrà celebrato il funerale.
VITA DA ROMANZO
Quella di Giovanni Marelli è la proverbiale vita da romanzo. Un romanzo ambientato soprattutto nel mondo della velocità. Per quanto, come fa sapere il figlio, da giovane venga tenuto lontano dalla tentazione dei motori che gli era stata innescata da una Maserati da corsa nelle disponibilità della famiglia: il padre Cesare, che non vede di buon occhio questa passione, lo manda al collegio Antonianum dei gesuiti di Padova (in un certo senso, il corrispettivo nel Nord-est del gallaratese Aloisianum) pensando di farlo desistere con la lontananza - da Monza - e il tempo. Ma, una volta laureatosi in Ingegneria meccanica, nulla può più fermarlo dal fare parte del mondo delle automobili.
PARTENZA SPRINT
E la partenza è sprint. Nientemeno che alle dipendenze del Drake. Grazie al padre che ha modo di conoscere Enzo Ferrari e a quel punto accetta la predisposizione del figlio. Da quel momento è subito un successo dopo l’altro: Marelli porta la Dino a vincere la Tasman Cup nel 1969 prevalendo sulla Lotus. Nella scuderia di Maranello si occupa in prevalenza del Campionato europeo Montagna e con il pilota svizzero Peter Shetty al volante ottiene vittorie e record che rimangono imbattuti a lungo. Prima di approdare all’Alfa Romeo, ha ruoli in Ferrari anche per Le Mans e la Formula 1. Quindi, ormai negli Anni Settanta, passato dal Cavallino al Biscione, miete altri successi nel Campionato europeo con Tony Hezzaman e nella categoria prototipi con Arturo Merzario. Non finisce qui: l'ingegnere ha il tempo di occuparsi della Brabham di Niki Lauda e John Watson per poi avere un’ultima esperienza con l’Alfa.
LA SVOLTA
Nel bel mezzo degli Anni Ottanta la svolta. L’apertura della propria azienda. La Mcm che ha sede a Milano dove si progetta e a Gallarate dove si realizza. Da imprenditore dei motori, Marelli sviluppa il primo telaio in materiale compositi che verrà usato sulla Lola del Team Newman Haas, vince il Campionato Cart con l’amico Mario Andretti, procede al miglioramento del motore a 4 cilindri sia 1.500 sia 2.100 che viene utilizzato nel Campionato americano Imsa e in F1, è coinvolto dalla Yamaha per la Parigi-Dakar, si occupa di supercar ed è coinvolto nel record mondiale di velocità con veicoli elettrici ottenuto dalla Bertone Zer. E proprio da queste produzioni emerge il suo legame con Gallarate: è sul territorio che nascono le lavorazioni e i pezzi. Ammalato dall'inizio del nuovo secolo, Giovanni Marelli non si ferma e spazia anche nella sanità. Sperimenta componenti in carbonio per radioterapia. Insomma, una vita sempre in movimento come i suoi amati motori. Domani l’ultimo saluto.
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