IL CASO
Aggressione in autogrill: «La gente urlava e si spintonava»
Il racconto di un turista francese in vacanza a Milano. L’episodio sull’A8 a Lainate. A scatenare le offese il fatto che padre e figlio indossassero la kippah
«Assassini, tornate a casa vostra» e poi gli spintoni e anche i calci. È stato aggredito così insieme al figlio di 6 anni – domenica 27 luglio –, in un’area di sosta all’altezza di Lainate sull’autostrada A8 Milano-Varese un turista francese di religione ebraica, che viaggiava insieme alla famiglia, in un weekend milanese per fare visita alla figlia che vive nel capoluogo lombardo. La sua colpa e quella del figlio è stata quella di indossare una kippah. Ora la Procura è in attesa di un’informativa della Digos sull’aggressione subita da padre e figlio che è stata in parte ripresa dall’uomo con il suo cellulare e postata sui social. A scatenare prima le proteste, con il grido “Free Palestine”, e poi le offese e l’aggressione, il fatto che l’uomo e il figlio indossassero la kippah. «Assassini, qui non siamo a Gaza, siamo a Milano», gli ha gridato un uomo.
LA TESTIMONIANZA
Padre e figlio erano entrati nell’area ristoro per andare in bagno, che si trova al piano di sotto, ma non hanno fatto in tempo a scendere le scale che le offese erano già scattate, con un effetto domino. Dopo il grido ”Free Palestine” «altri si sono infiammati e io non ho avuto paura e ho risposto – racconta –. Ero arrabbiato, non sono un maleducato e un violento ma quando bisogna difendersi, bisogna difendersi». È a questo punto che l’uomo, che vive a Parigi dove è già rientrato, ha iniziato a filmare con il telefonino l’episodio, poi ha portato il figlio in bagno. E all’uscita della toilette ha detto che c’erano quindici, venti persone ad aspettarlo chiedendogli di cancellare il video. Ma lui ha riposto di no. «A un certo punto mi sono trovato a terra e ne hanno approfittato come animali prendendomi a calci – prosegue –. Non vedevo mio figlio, ma fortunatamente era con una signora che lo ha messo in un angolo. Ho visto bestie selvagge». Dopo l’aggressione è arrivata la Polizia, «mio genero mi ha spiegato che hanno detto che bisognerebbe dire a Netanyahu di smettere di bombardare. Ma io non sono israeliano, sono francese», si difende il turista che lamenta il clima antisemita.
«LA GENTE URLAVA E SI SPINTONAVA»
«Io stavo passando con il mio carrello delle pulizie nel corridoio delle toilette quando mi sono trovato bloccato da un muro di gente che urlava, si spintonavano, c'era quest’uomo in mezzo e accanto a lui il bambino silenzioso, sembrava scioccato». È il racconto di un addetto alle pulizie nell’autogrill.«Non ho proprio capito come fosse cominciato tutto, la gente si spingeva – ha aggiunto l'uomo –. Non ho visto nessuno alzare le mani, sentivo solo urla e grida, qualcuno che diceva di chiamare la polizia, poi sono tutti saliti sopra e poco dopo la polizia era già arrivata». Il racconto del lavoratore conferma quanto emerso dalle prime indagini. L’aggressione denunciata dal 52enne francese di religione ebraica sarebbe cominciata nei pressi dei banconi dove si servono caffè, panini e altri generi alimentari. L’uomo poi sarebbe sceso nelle toilette che si trovano al piano sottostante con il bambino, e, una volta uscito, si sarebbe trovato davanti le persone che lo stavano insultando e gli chiedevano di cancellare il video che aveva fatto. Oggi nell’autogrill di Lainate, aperto regolarmente, è pieno di turisti in viaggio per le vacanze. Gli addetti hanno l’ordine di non parlare con nessuno, ma il dispiacere per quanto è accaduto è evidente. «Non era mai successa una cosa del genere – ha detto una delle addette al servizio –. Noi in fin dei conti siamo vittime, ma ci dispiace moltissimo che sia accaduto proprio qui».
«ORA INSULTI IN RETE A ME E A MIO FIGLIO»
Ha avuto «reazioni di solidarietà che mi hanno scaldato il cuore dal mondo ebraico», ma anche un’onda di «messaggi online contro me e mio figlio di odio e violenza» ha spiegato all'Ansa il turista francese. «Sono arrivati insulti antisemiti dicendo che dovrei avere un tatuaggio al braccio, che sono autore di genocidio». L’uomo dice di stare meglio, ma porterà il figlio di sei anni che era con lui «dallo psicologo perché non ha avuto una reazione, è rimasto immobile».
«ANTISEMITISMO ORMAI VIRALE»
A rendere pubblico l’episodio è stato il direttore della Brigata ebraica di Milano Davide Romano. Questa aggressione «ci segnala per l’ennesima volta come l’antisemitismo sia in forte crescita nel nostro Paese», commenta. «Se basta essere riconoscibili come ebrei – aggiunge Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane – per essere veementemente aggrediti. Se una famiglia non può girare liberamente nel Paese, la legittimazione all’odio e antisemitismo è ormai virale».
LE REAZIONI DELLA POLITICA
Anche la politica ha condannato in modo bipartisan l’aggressione. Per il presidente del Senato Ignazio La Russa, l’episodio è «inaccettabile». Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli parla di un fatto «gravissimo e inquietante», Carlo Calenda di Azione di «razzismo da anni ‘30» e Pina Picierno del Partito democratico di «vile aggressione antisemita». Per Ivan Scalfarotto (Italia Viva) l’aggressione è «oscena». Anche la Lega condanna l’episodio. «Mi preoccupano certi germi, pensavo che la bestia dell’antisemitismo fosse morta il secolo scorso», il commento di Matteo Salvini, e per il ministro Roberto Calderoli la «deriva antisemita» sta prendendo una china pericolosa. A Milano, per il sindaco Giuseppe Sala «è terribile se basta avere una kippah in testa per farsi aggredire». E ieri – lunedì 28 luglio –, nell’aula del Consiglio comunale, il consigliere di Azione ed esponente della comunità ebraica Daniele Nahum ha indossato la kippah durante il suo intervento in segno di solidarietà per la famiglia aggredita.
© Riproduzione Riservata