LA RELIGIONE
Nuovo Imam: «Obiettivo integrazione»
A colloquio con Amhed Bahla, nuova guida spirituale dell’Islam a Varese

Si chiama Ahmed Bahla, ha 34 anni e viene dall’Egitto.
È il nuovo imam arrivato a Varese da pochi mesi per guidare spiritualmente la comunità islamica. Una comunità cospicua e variegata, comprendendo 21 etnie diverse. «Non esiste un censimento preciso - spiega Giorgio Stabilini, presidente dell’Associazione dei musulmani varesini -, tuttavia a Varese risiedono circa 13mila stranieri, di cui 4000/4500 sono musulmani. Una cinquantina sono anche gli italiani che si sono convertiti all’Islam». Davvero troppi per essere contenuti nella piccola moschea di via Giusti.
«I musulmani che partecipano alla preghiera del venerdì sono circa cinquecento - prosegue Stabilini - e gli spazi sono esigui. Da anni, in città, si parla della necessità di un nuovo luogo di culto e adesso pare profilarsi finalmente una soluzione. Speriamo infatti di ricavare la nuova moschea nei locali del centro islamico di via Pisacane. È in corso l’iter burocratico per il cambio di destinazione d’uso dello stabile dell’ex-calzaturificio Carabelli».
Il “nuovo” centro islamico è costituito da ampi spazi immersi nel verde. «Speriamo, a breve, di ottenere finalmente tutte le autorizzazioni del caso - si specifica -, per riuscire ad avere un luogo di culto più adeguato e dignitoso. Attualmente i fedeli sono obbligati a rimanere in parte fuori dalla moschea, che è in realtà un ristretto scantinato, in qualsiasi condizione atmosferica».
Il centro islamico di via Pisacane è stato inaugurato nel 2015, non senza polemiche e inquietudini. «Per 25 anni al governo della città c’è stata la Lega e la comunicazione per noi era difficile - ammette Stabilini - . Con l’attuale amministrazione i rapporti sono più sereni e immediati. Per questo siamo fiduciosi di poter raggiungere il nostro obiettivo».
L’imam Ahmed Bahla è ospitale. Per non essere scortese, risponde al gesto di dare la mano, anche se proibito dall’Islam tra uomo e donna sconosciuti. E prepara un the egiziano, forte e aromatico. Si è formato teologicamente all’università di “al Azar al Sharif” del Cairo, la stessa dove Papa Benedetto, nel 2017, partecipò a un seminario sulla pace e sulla necessità di contrastare i fenomeni di fanatismo religioso.
Da cinque anni in Italia, è in città da pochi mesi e fa continuamente avanti e indietro dall’Egitto.
«Varese è una città bellissima e io mi trovo bene», dice in italiano stentato, tanto è vero che c’è bisogno di un traduttore, Samir Al Barudi, architetto siriano da cinquant’anni nel nostro Paese. Il giovane imam è sposato e ha tre figli, da poco iscritti alla scuola primaria “Francesco Baracca” di Capolago.
«Ho a cuore un’autentica integrazione - afferma -, basata sulla conoscenza reciproca e sulla condivisione. Sono stato molto contento di avere visto don Luigi Panighetti, prevosto di Varese, venire a salutarci durante la festa di fine Ramadan. In diversi centri islamici della provincia cattolici e musulmani talvolta eseguono anche il culto assieme e, comunque, partecipano alle reciproche iniziative. Vorrei tanto che anche a Varese si riuscisse ad arrivare a questo». In sha Allah.
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