LE INDAGINI
Ai festini coca offerta dal don
Il pm contesta al prete di Carciano, finito agli arresti, la detenzione di un etto di "polvere bianca"
La posizione del parroco di Carciano appare più che compromessa. Non tanto (o quantomeno non solo) per lo scandalo che ha suscitato il suo arresto, la sera di giovedì 10 luglio durante un festino a dir poco equivoco in uno stabile dalle parti di piazzale Corvetto, alla periferia sud-est di Milano.
Quanto perché nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip milanese Paolo Guidi si contesta lo spaccio e la detenzione di non meno di 100 grammi di cocaina.
È vero, quando la polizia - allertata dai vicini di casa inferociti dalle urla e dal baccano proveniente dal coca-party notturno fuori controllo - ha fatto irruzione nell’appartamento, don Stefano Maria Cavalletti, 45 anni, originario di Monza, si era ormai liberato di quasi tutta la "polvere bianca" gettandola nel water (assieme alle pagine stracciate del proprio passaporto).
L'INTERROGATORIO
Poi, però, in un momento di resipiscenza durante l’interrogatorio con il pm Cristiana Roveda, ha vuotato il sacco e ha raccontato la sua personale e drammatica discesa nell’inferno della droga. Il sacerdote ha ammesso di far uso di cocaina e che la sera di giovedì 10 luglio si era presentato alla festa portando con sè un etto di "roba". Droga che poi era solito cedere gratuitamente ad amici e conoscenti per rendere il clima più "elettrico".
Il don ha inoltre spiegato che all’origine di tutti i suoi guai con la cocaina - usata a mo’ di antidepressivo-, ci sarebbe la condanna a 5 mesi e 10 giorni di reclusione incassata a Verbania lo scorso anno per una truffa ai danni di un’anziana (nel frattempo deceduta) "invitata" a versare 22 mila euro non sul conto corrente della parrocchia, bensì su quello personale del prete.
LE REAZIONI SUL WEB
Sconcerto, rabbia, ironia, ma anche solidarietà: i pareri sono discordi e spesso contrastanti sulla notizia dell'arresto di don Stefano Cavalletti. Un sacerdote che già in passato ha fatto parlare di sé: dalla scenata dell'ex socio con il quale gestiva un bar che era entrato in chiesa urlando "Restituiscimi i miei 7mila euro" ai con i volantini anonimi che invitavano i genitori a non affidare i propri figli al prete, fino alla condanna a 5 mesi in primo grado per truffa a un'anziana.
Nonostante tutto ciò, una buona parte dei parrocchiani si era schierata in favore del parroco. Un sostegno che non è venuto meno nemmeno dopo la notizia clamorosa dell'arresto. "È umano anche un prete", scrive Chiara su Facebook. "Quell'uomo ha battezzato mia figlia senza troppe menate per le mie origini russe", aggiunge un altro utente. E sui social network i commenti si sprecano.
"Da quando si va in galera per droga party in Italia? E i politici del bunga bunga allora?", si chiede Sandro. Che sul gruppo "Tu non sei di Stresa se..." prosegue: "A me fa pena ad ogni modo vederlo trattato così su tutti i giornali che ci sguazzano per vendere: ha sicuramente molti problemi per essere caduto così, non serve odio e rancore. Spero riesca a trovare la sua nuova strada, qualunque essa sia...".
Gli risponde Fabio: "Sandro lascia stare che se ti fa pena uno così non ci siamo proprio! Cosa dovevano fare, non dire niente? Portarlo in una clinica o dargli un premio? Continuo a essere d accordo con i laici". C'è chi scherza: "Forse è tutta causa di un malinteso, voleva andare ad un toga party!", osserva Fabrizio. "Le piste (oppsss) vie del Signore sono infinite", gli fa eco Marco. Mentre Davide scrive: "Certo che fin che "parlavano" con la perpetua e avevano i pomelli da vin santo, erano più simpatici". Giovanna osserva: "Quando fai una scelta del genere sai benissimo cosa ti aspetta. Lo fai solo se senti che per te è veramente una missione...altrimenti vai a zappare o a fare qualsiasi altra cosa che non implichi una scontata accettazione di certe regole".
SCONCERTO A VARESE
"Ma don Stefano, il parroco di Stresa che è stato arrestato per droga e per aver partecipato a un coca-party, è lo stesso che è venuto a parlarci a scuola?". La domanda si rincorre sulle bacheche Facebook degli studenti varesini, che nel corso dell'anno scolastico appena terminato hanno avuto modo di conoscere il "don" in questione, che si è occupato di guidare le giornate formativo-spirituali dei ragazzi.
C'è sconcerto tra i giovani, qualcuno commenta dicendo di spiegarsi molte cose. Perché a tutti, all'apparenza, il prete era da subito "parso un po' strano". "Diceva parolacce -spiegano i liceali- e faceva esempi "strani" usando una terminologia inconsueta". Qualcun altro commenta: "È assurdo, ora capisco molte cose".
La Diocesi di Novara, pregando per don Stefano, "attende che si faccia chiarezza sull'accaduto". Chiarezza attesa anche dagli studenti varesini e dalle loro famiglie, perché se qualcuno si limita a commentare "mi viene da ridere". Ma c'è poco da ridere quando in gioco è l'educazione spirituale e morale degli adolescenti.
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