DEGRADO
Alle case Aler cresce la giungla
Gli inquilini di via Porta chiedono aiuto. E al civico 114 la situazione fa paura

Alcuni dei lavori più urgenti sono stati eseguiti, come il rifacimento delle zone d’ingresso e piccole manutenzioni, ma tanto resta ancora da fare, nonostante le promesse: il problema alla fognatura della scorsa settimana è così l’emblema delle case Aler al civico 122 di via Carlo Porta. Dove il degrado è sempre dietro l’angolo: infiltrazioni d’acqua dal tetto, citofoni che non funzionano, il cancello che rimane sempre aperto e che di notte rende incontrollabile il via vai di persone, perdite continue nelle cantine. Per non parlare della sostituzione delle luci, delle pulizie e delle disinfestazioni, di norma in qualsiasi altro condomino, ma non qui. «Telefonare all’Aler - dice uno degli inquilini del complesso - è quasi inutile: passano mesi prima che qualcuno si faccia vivo. Anche cambiare una lampadina è un problema, così le piccole cose cerchiamo di farle noi, ma servirebbe ben altro». Al 122, dove gli assegnatari delle case sono per lo più anziani, agosto è un mese come un altro perché le vacanze non sono un lusso per tutti. E le palazzine del complesso, sorto negli anni Trenta, rischiano di rimanere ostaggio dell’incuria: «Abito in questo posto da quando avevo 19 anni - dice amaramente una donna - e oggi di anni ne ho 87. Sono legnanese doc e dopo una vita di lavoro alla Manifattura credevo di meritare di più».
La situazione è ancora più grave a pochi metri di distanza, al civico 114: qui tutto il complesso Aler (un’altra quarantina di alloggi) era stato murato oltre un anno fa per impedire occupazioni abusive visto che le palazzine non erano più agibili e in attesa di ristrutturazione. Ebbene non si è mosso nulla (eppure la fame di case popolari è altissima in tutta la zona). Non solo: alcune sbarre della recinzione lungo via Padre Reginaldo Giuliani sono state segate e da lì entrano sbandati e spacciatori. Nel cortile rifiuti, segni di bivacco e una vegetazione che sta crescendo in modo incontrollato. Ci sono anche resti di attrezzature di cantiere abbandonate quando erano state murate porte e finestre: anche questi lavori però, se non ci sono controlli, rischiano di essere stati fatti inutilmente. E infatti una delle porte che conduce prima alle cantine e poi ai piani è stata sfondata facendo intuire movimenti di persone che hanno qualcosa da nascondere.
«Il mio quartiere - si sfoga un residente - è il ritrovo-rifugio di spacciatori, ladri, senza tetto e Dio solo lo sa. Dopo la chiusura del civico 114 i frequentatori sono usciti dall’ingresso principale per rientrare dal retro, aprendosi un varco visibile a tutti. Dire che siamo circondati è poco. Per Aler è un problema che compete alla sicurezza pubblica, per la sicurezza pubblica è un problema di Aler. A qualcuno importa che è un problema nostro? La maggior parte delle persone che vive qui è gente per bene, che già fa una fatica immane ad andare avanti e non merita questo trattamento. La mia preghiera va alle forze dell’ordine, polizia e carabinieri: non lasciateci soli. A questa amministrazione comunale sta bene questo stato di cose? Che la delinquenza agisca indisturbata nel nostro quartiere piuttosto che altrove in città? Lo schiaffo peggiore è questa indifferenza».
Sì, perché questo tratto di via Carlo Porta, dove gli unici negozi rimasti sono ora gestiti da stranieri e dove l’aspetto delle costruzioni circostanti non brilla per cure che mancano da troppo tempo, rischia di diventare una sorta di isola abbandonata della città. Un mondo a parte, dove i più deboli pagano sempre per tutti.
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