IL CONTO
Amga, il bilancio fu contraffatto
Numeri gonfiati nel documento relativo al 2012: decreto penale di condanna per l’ex direttore generale e per il vecchio Cda

Bilanci gonfiati per apparire floridi agli occhi dei soci ma anche degli elettori. Che poi applaudivano alla giunta di Legnano.
Nei giorni scorsi il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha concluso gli accertamenti su Amga e ha emesso dieci decreti penali di condanna per altrettanti indagati.
Ossia l’ex direttore generale Paolo Pagani, l’ex direttore amministrativo Angelo Zanzottera, l’ex presidente Chiara Lazzarini e il suo vice Alessandro Castiglioni, gli amministratori Roberto Garbagnati, Roberto Ortica e Renzo Privitera, il presidente del consiglio sindacale Roberto Azzimonti e i sindaci Bruno Dell’Acqua e Nora Cattaneo.
La misura della pena è indicata in 15mila euro, ma quasi sicuramente i difensori presenteranno opposizione e quindi la vicenda approderà davanti al giudice.
Va detto inoltre che sul reato contestato - false comunicazioni sociali - incombe già la prescrizione, prevista ad aprile del 2018, ma gli inquirenti sono comunque riusciti a tirare le fila di un’inchiesta complessa.
Fondamentale pare sia stata l’analisi dei computer sequestrati a dicembre.
Al di là degli elementi tecnici, di interesse investigativo si sarebbero dimostrate alcune mail. Come quella che un rappresentante della giunta avrebbe inviato a uno degli indagati con una sollecitazione: «Abbiamo bisogno di un bilancio in attivo, mi raccomando».
I dieci manager su cui la guardia di finanza ha puntato l’attenzione avrebbero capitalizzato i costi attraverso artifici contabili per alzare i crediti e abbassare i debiti della Spa, così da occultare le perdite della gestione precedente, mostrando un aspetto di Amga molto più florido di quanto fosse. Il bilancio di cui si è occupata la Procura è quello del 2012, approvato nel 2013.
Per spiegare in termini divulgativi ciò di cui sono accusati gli indagati bisogna partire dal presupposto che un bilancio sia diviso in due parti: lo stato patrimoniale e il conto economico.
Nel primo possono comparire solo i beni strumentali e ciò che ha un valore pluriennale. Trasmigrare un costo in quell’area, per incrementare il valore dei beni stessi, non si può fare.
Intanto è ancora in sospeso l’azione di responsabilità da 22 milioni di euro intentata nei confronti di alcuni tra gli ex amministratori in carica tra il 2006 e il 2013.
La tesi è che certe decisioni abbiano danneggiato l’azienda.
Tre su tutti gli errori contestati: la mancata realizzazione del centro di compostaggio di via Novara (e il pasticcio della compravendita del relativo terreno); la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento sovradimensionato rispetto alle reali esigenze della città e una multa da 1,8 milioni pagata per un’errata applicazione dell’Iva sulle tariffe dello stesso teleriscaldamento. Ma in questo caso a Milano il giudice procede di rinvio in rinvio.
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