LA SENTENZA
Amga, prescrizione per tutti
False comunicazioni sociali: gli ex amministratori avevano fatto ricorso contro il decreto penale di condanna a 15mila euro

Irregolarità nel bilancio di Amga, ieri mattina nell’aula del tribunale di Busto Arsizio nessuno degli imputati - l’ex direttore generale Paolo Pagani, l’ex direttore amministrativo Angelo Zanzottera, l’ex presidente Chiara Lazzarini e il suo vice Alessandro Castiglioni, gli amministratori Roberto Garbagnati, Roberto Ortica e Renzo Privitera, il presidente del consiglio sindacale Roberto Azzimonti e i sindaci Bruno Dell’Acqua e Nora Cattaneo - ha rinunciato alla prescrizione del reato di false comunicazioni sociali.
Il collegio giudicante presieduto da Renata Peragallo (a latere Valeria Recaneschi e Daniela Frattini) ha dovuto quindi dichiarare l’estinzione del reato non ravvisando però elementi per un’assoluzione nel merito. Una questione codicistica che si basa su un principio: se dagli atti emerge l’evidenza della non colpevolezza è prevista l’assoluzione nel merito che prevale sul proscioglimento per estinzione dovuto alla prescrizione. Ma non è stato questo il caso.
Il pubblico ministero Nadia Calcaterra, che ha coordinato le indagini, nella scorsa udienza aveva chiesto agli avvocati se gli imputati volessero per caso rinunciare alla prescrizione stessa, così che l’innocenza da sempre professata potesse essere acclarata nell’aula del dibattimento.
Non bisogna infatti dimenticare che davanti al collegio giudicante si è finiti perché gli imputati fecero opposizione al decreto penale di condanna emesso lo scorso luglio dal pubblico ministero Calcaterra.
La misura della pena era indicata in 15 mila euro, ma gli indagati non ne vollero sapere, sicuri della loro innocenza rispetto alle accuse. Come è noto, secondo la Procura, il vecchio Cda avrebbe gonfiato i bilanci per farli apparire floridi agli occhi dei soci e degli elettori. Secondo gli inquirenti gli ex manager avrebbero inserito nel bilancio un attivo che non esisteva.
Per esempio, sarebbe stata gonfiata la stima di fatturazione per le lampade votive del cimitero che riportava nel bilancio al 31 dicembre 2012 un importo complessivo di 510mila euro, ma che si sarebbe rilevato insussistente per quasi 110mila euro.
Oppure, si legge nel capo di imputazione, avrebbero iscritto in bilancio cespiti mai entrati in esercizio commerciale, oppure entrati ma aventi flussi di ricavi non adeguati a sostenere gli investimenti secondo i principi contabili e, quindi, da svalutare. Tra gli esempi ci sarebbe la svalutazione dell’impianto biomasse, mai entrato in esercizio, per mancato utilizzo della tecnologia di alimentazione che a seguito di analisi ha comportato una rettifica del valore netto contabile di questo cespite - sempre al 31 dicembre 2012 - per l’importo di un milione 600mila euro.
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