“NOTE STONATE”
Spaccio nei boschi e armi: 11 arresti, nei guai due trapper
Anche 8 obblighi di dimora. Per gli inquirenti i pusher hanno acquistato armi e droga da una band locale: la 167 Gang. L’operazione “Note stonate” della Questura di Varese è partita da Malnate

La Polizia di Stato di Varese ha eseguito martedì 21 ottobre 19 misure cautelari a carico di soggetti italiani e stranieri accusati, a vario titolo, di traffico di sostanze stupefacenti – cocaina, eroina e hashish –, estorsione e possesso di armi. Tra gli arrestati anche Mattia Oliverio frontman della “167 Gang” una band rap-trap locale, molto nota anche nel Milanese, risultato essere il fornitore di armi nonché a capo di un gruppo di spacciatori attivi nei boschi di Malnate. L’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Marcello Buffa prevede 11 persone agli arresti e altre 8 misure con obbligo di dimora nelle ore notturne e presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. Tra gli arrestati c’è anche Filadelfio Vasi, ex ultrà del Varese con un lungo elenco di precedenti penali.
LE PERQUISIZIONI
Nel corso delle perquisizioni eseguite questa mattina a carico degli indagati sono stati arrestati in flagranza di reato tre soggetti, due dei quali già destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre il terzo, Maicol Traetta, è un ulteriore componente della band trap coinvolta nell’operazione. I citati soggetti sono stati trovati in possesso di droga e armi: in particolare, gli agenti della Squadra Mobile hanno sequestrato alcuni fucili e circa 9 kg di stupefacente tra hashish e cocaina.
NEI BOSCHI DI MALNATE
L’operazione, ribattezzata “Note stonate”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Varese e condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Varese ha messo in risalto una commistione tra il dilagante fenomeno dello spaccio nei boschi della provincia di Varese e un locale gruppo musicale, dai quali i pusher di quelle aree boschive hanno acquistato armi e droga. La band trae il nome “167” proprio dal quartiere popolare di cui i due componenti sono originari e vanta collaborazioni con Simba La Rue, Baby Gang e Tony Effe. L’operazione ha preso avvio da servizi di monitoraggio e controllo di un’area boschiva, interessata dal fenomeno dello spaccio di droga, situata nel Comune di Malnate, dove insisteva una postazione di spaccio gestita da tre nordafricani.
L’OPERAZIONE
Grazie ai servizi svolti all’interno delle adiacenti aree vegetative, anche con visori notturni, termici e droni, in pochi giorni sono stati osservati tutti gli spostamenti e le abitudini quotidiane dei tre stranieri. Un’attività che ha consentito di individuare, ben nascosto a debita distanza dal luogo di spaccio, il loro bivacco/dormitorio. I primi servizi di osservazione svolti dal personale della Sezione Antidroga hanno evidenziato che i tre spacciatori avevano, nella loro disponibilità, armi corte e lunghe, tra cui un fucile mitragliatore tipo AK47. Gli elementi così raccolti hanno consentito, alcuni giorni dopo, di trarli in arresto in un particolare e raro momento in cui gli stessi risultavano separati tra loro.
L’ARRESTO DEI PUSHER
In particolare, colui che era ritenuto il più pericoloso oltre a essere l’esclusivo utilizzatore dell’AK47, è stato bloccato mentre si era recato da solo per una notte in un hotel di Varese mentre, poco dopo, il più giovane, ritenuto il meno pericoloso perché utilizzato dal gruppo per fare da spola, disarmato, tra la postazione di spaccio e i diversi clienti che giungevano presso il bosco, veniva bloccato mentre entrava all’interno di un vicino supermercato per fare i soliti acquisti alimentari giornalieri. A questo punto l’ultimo componente, rimasto isolato all’interno dell’area boschiva con tutte le armi, veniva accerchiato dagli uomini della Squadra Mobile che nelle more avevano provveduto a isolare temporaneamente la zona grazie a un rapido blocco delle principali strade di accesso; lo stesso, dopo una breve ma inutile fuga, nel corso della quale ha abbandonato le armi, veniva catturato e tutto il materiale di cui si era disfatto veniva prontamente recuperato insieme a droga, denaro contante e al classico materiale per la pesatura e il confezionamento delle singole dosi. Nel corso delle concitate attività di osservazione che hanno poi portato all’arresto dei tre stranieri, era emersa la figura di un italiano che, a bordo della propria vettura poi sottoposta a intercettazione, si adoperava nel fornire agli stranieri svariati servizi, come per esempio ricaricare le powerbank e/o batterie d’auto indispensabili per permanere in orari notturni e a lungo tempo all’interno dei boschi, acquistargli la cena o addirittura, in alcune occasioni, trasportarli da una parte all’altra del bosco in cambio di dosi di cocaina.
IL LEGAME CON LA BAND
L’uomo, un pregiudicato locale, oltre a frequentare i predetti pusher, si recava con troppa frequenza nei pressi di un locale privato in un quartiere di Malnate, risultato poi essere la sede legale della band trap. Grazie alle captazioni registrate all’interno dell’auto dell’italiano e a nuovi e serrati appostamenti effettuati nei pressi di quel locale, è emerso un vero e proprio stretto legame tra quest’ultimo e la citata band, con particolare riguardo al cantante, risultato inaspettatamente essere non solo a capo di un gruppo di giovani dediti allo spaccio di hashish e cocaina, ma anche il fornitore di parte delle armi sequestrate ai tre nordafricani arrestati.
LE INDAGINI
Il nuovo focus investigativo è stato reso particolarmente difficile dal contesto territoriale dove la band dimora, in quanto ben conosciuta e seguita in particolare tra i giovanissimi del posto che la seguono costantemente tramite le piattaforme social, oltre a partecipare attivamente alla registrazione dei video musicali girati proprio all’interno di quel quartiere. L’indagine ha permesso comunque di “intercettare” consegne di cocaina e hashish in tutta la provincia, i cui trasporti venivano spesso “affidati” da affiliati alla band proprio all’italiano monitorato che con la propria auto li recapitava a destinazione. Per altro verso, nel corso dell’attività d’indagine, è stato monitorato un tentativo di incendio a scopo estorsivo dei locali della band compiuto da un noto pregiudicato locale per motivi in parte legati a “contrasti” di carattere personale. L’incendio, domato dal pronto intervento dei vigili del fuoco, in un primo momento aveva scatenato un tentativo di rappresaglia armata da parte della banda, la quale, invece, in un secondo momento si è trovata costretta a chiudere “la partita” con il pagamento di alcune migliaia di euro in favore del pregiudicato. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Maria Claudia Contini e condotta dalla Squadra Mobile di Varese, ha così portato alla luce uno spaccato del mondo rap/trap, già evidenziato in altre indagini a livello nazionale, dove alcuni gruppi musicali e/o singoli cantanti, nel comporre i propri testi basandoli su violenze di ogni tipo e/o inneggiando all’uso di droga e di armi, hanno di fatto trasbordato nella realtà tutto ciò, in spregio alle normali regole di vita e leggi dello Stato.
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