TERRA “VELENOSA”
Vitella mangia fieno alterato dai cinghiali e muore
Terra nel foraggio. I proprietari di un’azienda agricola di Arcisate: «Il problema dei cinghiali è cresciuto»

Mangia del fieno con della terra dentro e muore. È successo a una vitella di quattro mesi di nome Renia dell’azienda agricola Martinelli di Arcisate che, stando a quanto riferiscono i titolari dell’attività, avrebbe ingerito della terra presente nel foraggio. Una terra che è finita nel fieno a causa dei cinghiali: gli ungulati, infatti, come denunciato più volte in questi anni e sempre più frequentemente, scendono a valle, grufolano nei campi, arandoli con le zampe in cerca di cibo. E, così, quando cresce l’erba e viene tagliato il fieno, gli agricoltori raccolgono il foraggio, ma anche i pezzi di terra, col rischio che il “veleno” possa finire nel piatto dei bovini.
PROBLEMA CRESCIUTO
Risultato: «La nostra povera vitella ha iniziato a gonfiarsi improvvisamente - racconta Giuseppe Martinelli, co-titolare dell’azienda col fratello Paolo - le sue parti intime sono diventate di colore rosso scuro e, poco dopo, è morta. Non abbiamo potuto farci niente. Negli ultimi quattro anni il problema è cresciuto e ormai tocca molti terreni della Valceresio: i cinghiali li rovinano e noi perdiamo ogni anno circa il 2-3% di capi per questo motivo, senza che sia previsto un risarcimento». Insomma, i cinghiali, oltre a distruggere i campi agricoli, a partire da quelli di mais, stanno creando sempre più anche questi problemi. Ecco perché gli imprenditori agricoli chiedono, in tal senso, un intervento più deciso da parte della politica.
TERRA NEL FIENO
Quest’ultimo problema, ovvero, la presenza di terra del foraggio, come dice una recente tesi del dipartimento di Scienze medico-veterinarie dell’università di Parma può portare ad avere la clostridiosi, vale a dire la malattia che molto probabilmente ha ucciso la vitella. Nello studio, infatti «si rimarca la necessità di non utilizzare foraggi nei quali sia presente polvere o terra, per evitare i rischi di contaminazione del latte da clostridi».
CAMPI PER FORAGGIO
Insomma, si tratta di una questione tutt’altro che trascurabile, a cui si somma quello della maleducazione dei proprietari di cani che non raccolgono le feci dei propri cani, rilasciate sui prati: «Spesso quei prati - dice ancora Martinelli - sono campi per il foraggio dei nostri animali e, chiaramente, le deiezioni canine rappresentano un potenziale rischio». Per evitarlo basterebbe che, come previsto, ognuno raccolga le feci del proprio animale, così come previsto dai regolamenti comunali.
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